Rosy Bindi, una pasionaria in salute

Sala Campiotti stracolma di gente accorsa ad ascoltare l'ex ministro della sanità nel convegno organizzato dall'Ulivo

Forte e chiaro  . Il messaggio di Rosy Bindi ha superato le pareti della Sala Campiotti ed è uscito diramandosi in mille rivoli per la città, insieme alla gente che non finiva mai di uscire da quella porta, che dopo tre ore di interventi voleva continuare a discutere e sentire parlare di Ulivo, di solidarietà e di unità. La visita dell’ex ministro della sanità ha lasciato un segno. È il terzo in pochi mesi. L’hanno preceduta Moretti e Cofferati, presenti comunque oggi in quella sala, non solo nelle parole, ma anche in una coccarda dei girotondi varesini che la Bindi si è da subito appuntata al petto. Tanta gente, come nelle precedenti puntate. Tanti volti noti, molti giovani: l’establishment dei diesse al completo, consiglieri regionali e comunali, sindaci (quei pochi dell’ulivo) e candidati sindaci, la Margherita, l’Italia dei valori, i sindacati, il mondo del volontariato e dell’associazionismo. 
«Rosy»,  tutti confidenzialmente l’hanno chiamata così. «Quando vengo in Lombardia di questi tempi devo combattere e respingere un sentimento di soddisfazione, perché non si può’ provare soddisfazione quando gli errori di chi governa ricadono sui cittadini che devono pagare». 

È a Varese per parlare di "Quale sanità" il sistema Paese necessita. La tesi della Bindi è precisa. Formigoni ha un progetto: far esplodere i bilanci, per dimostrare l’insostenibilità del sistema. L’introduzione dei ticket non è altro che uno dei tanti passaggi che porterà alle assicurazioni private come scelta obbligata. «In Lombardia questa maggioranza non ha innovato per niente, ha stravolto un sistema considerato tra i migliori al mondo, indebolendo il servizio e il sistema dei diritti. Ha accreditato indiscriminatamente il privato, ha creato un mercato che brucia ed esaurisce le risorse ed è andato a rottamare i dirigenti in esubero nel sud Italia ». 

Rosy Bindi  invita a non cadere nel tranello della terminologia, «Ciò che loro chiamano statalismo, noi lo chiamano programmazione ed è l’unico sistema di conservazione che permette di innovare». Il pericolo più grave  è quello di indebolire la classe media che in passato ha garantito il mantenimento di uno stato sociale tra i migliori al mondo. «Oggi tutti sono più poveri perché devono integrare pagandosi i servizi. Formigoni ha eliminato i presidi di base sul territorio costringendo la gente a servirsi di altri servizi per la diagnostica. In questo modo si giustifica poi l’introduzione al ticket nel pronto soccorso per evitarne l’uso improprio. Una vera trappola».

L’attuale situazione politica italiana per l’ex ministro è l’epilogo di un’onda lunga che parte da  Reagan, tocca la Thatcher e arriva nel Bel paese con almeno dieci anni di ritardo. «Il pensiero unico è finito e Berlusconi è il risultato di un colpo di coda di quel pensiero. L’Italia oggi è più sola, più incerta per il suo futuro, oltre che più volgare. La solidarietà è il futuro dell’Ulivo perché solo insieme possiamo essere più liberi»

La bandiera della pace è sul tavolo dei relatori e la Bindi non si sottrae alla responsabilità del momento.«Il fine della politica è la pace. C’è un messaggio politico chiaro nell’azione del Vaticano che non si fatica a comprendere: il digiuno è un atto politico. Oltre cento milioni di persone al mondo si sono spese per la pace e anche se fosse stato uno solo, l’unico giusto al mondo a manifestare, non ci si poteva permettere il lusso di ignorarlo. Non si chiedeva a Berlusconi di sposare la politica estera di Agnoletto, ci bastava quella di Andreotti».


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Pubblicato il 01 Marzo 2003
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