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Gli eterni passaggi a livello di Varese

Passaggio a livello Tradate
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7 Aprile 2021

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Marco Regazzoni, cittadino di Varese che ha notato un allungamento esasperato dai tempi di chiusura di alcuni passaggi a livello di Varese (foto di repertorio).

Gentile direttore,

i passaggi a livello che, ancora oggi, spaccano letteralmente in due i nostri paesi e le nostre città hanno sempre quel retrogusto ottocentesco di quando, sulle strade ferrate, correvano potenti le locomotive a vapore. Se però – battute a parte – talvolta può risultare complicato immaginare la cancellazione degli stessi (sottopassi o sovrappassi non si realizzano con uno schiocco di dita), senz’altro sarebbe auspicabile che, all’alba del 2021, tali infrastrutture avessero una gestione efficace, o quantomeno mirata a condizionare il meno possibile la mobilità di chi si trova suo malgrado a dovervi transitare.

Spesso sul vostro giornale si è parlato di quello di Gazzada, che taglia letteralmente in due il paese e talvolta imprigiona al suo interno auto e camion; o ancora di quelli (fortunatamente prossimi alla cancellazione) coinvolti nel progetto Alptransit, come ad esempio i due di Taino che isolano il centro abitato per mezz’ore intere. Oggi, però, vorrei citare i due passaggi a livello di Varese che da via Tonale sconfinano verso l’area del mercato, rispettivamente verso via Bainsizza e via Vicenza: al di là della ferrovia, si ha infatti questo comparto che, in attesa del compimento del Masterplan, resta completamente isolato dalla città, anche in virtù del cedimento stradale che ha interessato piazzale Kennedy chiudendolo al transito veicolare.

Di fatto, ora, quei due passaggi a livello rappresentano l’unico collegamento per chi vive lì o lavora nelle non poche attività presenti: i camion delle fabbriche e gli autobus del vicino deposito sono costretti a transitare da quello di via Tonale per raggiungere l’area delle stazioni, proprio a causa delle modifiche alla circolazione in piazzale Kennedy. Si potrà capire dunque come assistere a chiusure di venti e più minuti, con pause illogiche ed interminabili tra un treno e l’altro, sia non solo frustrante, ma anche dannoso: oltreché pericoloso, perché tanto più viene prolungata la chiusura, quanto più pedoni e ciclisti sfidano la sorte passando sotto le sbarre chiuse, con tutti i rischi del caso.

“Conosco” quei passaggi a livello da trent’anni: posso dire che, storicamente, pur vedendo il transito giornaliero di numerosi convogli della linea ex FNM Laveno-Varese-Milano, sono sempre stati gestiti in maniera abbastanza fluida.
Ultimamente però si moltiplicano, con cadenza quasi quotidiana, gli episodi di chiusure prolungate, che arrivano persino (magari nel bel mezzo dell’ora di punta, alle 8 del mattino) ad attese di 20 e più minuti.

Se si vuole far presente la problematica, si incontra una strada molto ardua: nessuna stazione è rintracciabile telefonicamente, il “posto movimento” da cui dipendono tali strutture è presumibilmente quello di Saronno e l’unico contatto telefonico avviene col centralino di FNM a Milano il quale non può chiaramente spiegare o decidere alcunché. Se si effettua una segnalazione per iscritto (per la quale è d’obbligo la registrazione preventiva sul sito di FNM, giusto per far passare la voglia di segnalare), si ottiene una risposta peraltro rapida e cortese che però non è minimamente risolutiva della problematica, riducendo semmai ad “occasionale anormalità tecnica” quanto si osserva invece con frequenza sempre più stringente e preoccupante.

In conclusione: mentre si aspetta con ansia che i nuovi progetti trasformino definitivamente il volto di quest’area e la rendano più vivibile e soprattutto accessibile, è così arduo chiedere una gestione più intelligente di tali antistorici ed antipatici passaggi a livello?

Cordiali saluti,

Marco Regazzoni

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