Pari opportunità: cresce il numero delle donne nelle libere professioni

Ricerca eseguita dalla commissione regionale:«Adesso la parità numerica nelle liste elettorali»

Piccole donne crescono. E si fanno spazio nei territori professionali ancora fino a pochi anni fa di stretta competenza maschile.
Questo emerge da una ricerca presentata in aula consiliare dalla Commissione
Regionale per le pari opportunità. 

L’occasione è stato l’annuale appuntamento con le associazioni delle donne lombarde. Una realtà costantemente in crescita. 
Bastano pochi numeri: Nel 2004 risultano iscritte all’Albo regionale 348 associazioni femminili, 33 in più rispetto al 2003. Un significativo 10% che però dice ancora poco della crescita numerica delle figure femminili nel mondo del lavoro professionale.

Il dato di riferimento è un po’ vecchiotto ma da lì si deve partire: rispetto al 1980, si registra un significativo aumento sopratutto nelle libere professioni: tra gli avvocati, le donne sono passate del 9% al 40%; tra gli architetti la percentuale aumenta dal 19 al 37. Poco più bassa nel campo dei medici dove le presenza femminili passano dal 15% al 35%.

Una crescita che il presidente del consiglio regionale Attilio Fontana motiva anche con gli interventi legislativi dell’Assemblea lombarda (dalla Consulta delle professioni, al testo di legge sui tempi delle città, che sarà discusso in Aula martedì prossimo). Rammarico ha espresso invece l’esponente leghista sulla esclusività detenuta dallo Stato in materia di competenze sulle professioni.
Dal canto suo la
vicepresidente Fiorenza  Bassoli ha sottolineato la necessità che venga rivista le legge elettorale regionale, nella direzione dell’inserimento della norma della parità numerica fra uomini e donne nelle liste, secondo quanto propongono alcuni progetti di legge depositati in Consiglio.
«Proporremo anche, ha detto Bassoli, una legge che sostenga le donne nelle professioni, perché le libere professioniste non sono iscritte alla Camera di Commercio e quindi non possono valersi delle possibilità offerte dalla Consulta delle professioni.”

«Il riconoscimento della funzione sociale delle donne nelle libere professioni è spesso assente nella mentalità comune – ha notato Maria Luisa Cinquegrana, presidente della CommIssione Pari Opportunità –  Eppure le donne, esaltando alcune  caratteristiche femminili come la capacità di ascolto e di mediazione, si pongono nei confronti dei loro clienti come figure in grado di conferire un ulteriore valore aggiunto a quel rapporto “fiduciario” che sempre dovrebbe instaurarsi tra cliente e professionista». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Ottobre 2004
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