Ucciso dai rapinatori, un busto dedicato al poliziotto Vincenzo Di Puppo
Scoperta la scultura intitolata alla guardia scelta uccisa nel corso di una rapina 27 anni fa: il ricordo della figlia e del collega Rizzetti "un esempio per la Polizia"
Erano le 19.30 di un normale giorno di lavoro, ma quel 7 marzo del 1980 rimarrà nella memoria di tutti come una giornata tragica. La guardia scelta della Polizia di Stato Vincenzo Di Puppo, classe 1942 e il diciannovenne Marco Rizzetti stanno rientrando in commissariato dopo la fine del proprio turno, quando scatta l’allarme per una rapina nella gioielleria di via Manzoni a Gallarate. I due si dirigono immediatamente sul posto, ma non fanno in tempo ad esplodere neppure un colpo: li aspettano in cinque, tutti armati di pistola Beretta calibro 9, che scaricano sui due poliziotti. Dentro la gioielleria tre persone legate con lo spago. A terra rimane Di Puppo, ferito a morte, mentre il suo giovane collega Rizzetti viene colpito ad un polmone e al fegato da un proiettile che gli entra nella gamba e gli esce dal fianco: si salverà dopo numerose operazioni e una lunga degenza in ospedale. I rapinatori riescono a fuggire senza il bottino: verranno presi, ma nessuno sarà in grado di riconoscerli e la passeranno liscia.
Il busto della guardia scelta (medaglia d’oro alla memoria) Vincenzo Di Puppo da questa mattina, a 27 anni di distanza dall’omicidio, vigilerà nel cortile davanti all’ingresso del commissariato gallaratese in via Ragazzi del ’99. Autorità di ogni ordine e grado hanno assistito commossi alla cerimonia di intitolazione sotto una pioggia battente: «Un riconoscimento doveroso ad un uomo di altissimo valore – commenta il Questore di Varese, Matteo Turillo -. Non c’è solo mestizia, ma c’è la volontà ferma di proseguire il nostro lavoro nell’interesse dei cittadini. Oggi Di Puppo era tra noi, l’ho visto nei volti di tutti i partecipanti, che ringrazio sentitamente. Sarà un esempio per tutti i cittadini e gli uomini della Polizia di Stato». Alla cerimonia, culminata nella benedizione al busto celebrata da Monsignor Franco Carnevali, hanno assistito la moglie della guardia scelta Di Puppo, signora Giuseppina, e la figlia, Francesca, dipendente del Comune di Gallarate.
«Avevo solo sette anni quando è successo – ci dice Francesca Di Puppo -, ricordo che lo venni a sapere dalla televisione, ma non volevo convincermi che mio papà non c’era più. Era una brava persona, rispettato e benvoluto da tutti: tuttora la gente mi ferma e mi ricorda di quando era intervenuto per trovare un lavoro a questo o aveva aiutato in un altro frangete quello. Mi emozionò sapere di un detenuto che portava fiori sulla tomba di mio padre: diceva che arrestandolo gli aveva salvato la vita e che gli sarebbe stato per sempre riconoscente. L’omaggio di oggi è il segno che la città intera lo ricorda e lo amerà per sempre». «Eravam
o insieme quella sera – ricorda Marco Rizzetti, il collega di Di Puppo ferito nel corso della rapina che costò la vita alla guardia scelta -: arrivammo sul posto e ci spararono all’improvviso: io non ho perso coscienza e mi ricordo tutto. Furono momenti tragici: io ero in servizio da due anni, rimasi scioccato e colpito moralmente per la morte di un collega e di un amico, un uomo valido che dava l’anima per il suo lavoro. Rimane il dolore, ma anche la consapevolezza che ci sono persone che arrivano a compiere un sacrificio estremo per il bene della comunità: un esempio da imitare».
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