Manifestano a braccio teso contro comunisti e governo

Studenti di destra in piazza tra slogan e comizi politici. I giovani di sinistra scioperano ma non manifestano

Saluti romani, "faccetta nera", giovani di estrema destra, insulti al governo ("vaffanculo") e ai comunisti, con qualche momento di tensione controllato a vista dalla polizia. Ha avuto anche un aspetto marcatamente politico la manifestazione che si è svolta questa mattina, 12 ottobre, a Varese per protestare contro la reintroduzione degli esami di riparazione a settembre. Una giornata divisa in due: da una parte gli studenti di sinistra che si sono ritrovati in piazza Monte Grappa ma che non hanno dato vita a una vera e propria manifestazione disperdendosi nel parco dei giardini comunali e preferendo alla politica l’aperitivo e il passeggio. Dall’alta parte invece, la manifestazione ha smesso i toni della protesta per gli esami di riparazione per sostituirli con una posizione più radicale di opposizione alla sinistra al governo. Una prova di forza dei giovani di destra, per certi versi riuscita. Circa 400 i ragazzi guidati da Azione giovani, il movimento dei ragazzi di Alleanza Nazionale; alla manifestazione hanno partecipato però anche ragazzi di altri partiti destra, e tutti hanno sfilato senza violenza. Va sottolineato però che un gruppo minoritario ma consistente ha scandito slogan con il braccio teso, guardati a vista dalla Digos.

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Manifestazione degli studenti di Azione Giovani 4 di 17

La giornata è iniziata dopo le 8.30 in piazza della Repubblica dove quasi trecento studenti si sono ritrovati per iniziare la manifestazione, organizzata negli ultimi giorni via sms, via mail e con il passaparola dai membri di Azione Giovani. In prima fila Stefano Clerici, consigliere comunale di An e studente di economia alla Liuc, e Giacomo Cosentini, consigliere della quarta circoscrizione. Oltre alle centinaia di studenti, la maggior parte giovanissima, in piazza c’erano anche le forze dell’ordine: carabinieri, polizia di Stato e Digos che ha seguito per tutta la mattina gli spostamenti dei manifestanti. In piazza Monte Grappa, dove teoricamente sarebbe dovuta iniziare la dimostrazione dei giovani di sinistra varesini, in realtà non c’era praticamente nessuno, forse perché gli studenti “impegnati” sono andati all’appuntamento di Milano. Il corteo varesino è partito alle 9: piazza della Repubblica, piazza XX Settembre, via Aldo Moro, corso Matteotti e il culmine in piazza Podestà. Mezz’ora di sfilata per le vie varesine condita da slogan, cori, striscioni e bandiere al vento contro il ministro Fioroni, il governo e i comunisti: al grido di “Chi non salta un comunista è” i giovani studenti fischiano contro gli studenti sotto i portici che, pur avendo scioperato, guardano da lontano la manifestazione. In piazza del Garibaldino è il momento del comizio di Stefano Clerici: tutti ordinati intorno al loro leader  ascoltano il suo discorso rivolto contro il ministro, contro «l’ignoranza degli insegnanti figli del 68 e un sistema che fa pagare agli studenti colpe non loro».

Poi il corteo si dirige in via Copelli, sotto la sede del provveditorato agli studi. Altro slogan: “Non siamo bamboccioni”. E al governo: “A casa, a casa!” poi un inno d’Italia scandito insieme a diversi saluti romani con braccio teso. Un presidio che dura circa una ventina di minuti, traffico bloccato e bandiere di Azione Giovani che sventolano tra i passanti incuriositi. Ma è quando si riparte per andare a sciogliere la manifestazione, proprio dove era iniziata, che sorgono i primi problemi: passando sotto i giardini dell’ex Liceo musicale, affacciati su via Copelli, il corteo si blocca quando proprio dai giardini si affacciano pochi ragazzi di sinistra. Insulti, ragazzi che cercano di scavalcare il muro, ma la situazione è subito riportata alla normalità dalle forze dell’ordine. Dopo lo scioglimento della manifestazione ufficiale, è in Piazza Montegrappa che si svolge un curioso “scontro” verbale: da una parte della piazza si ritrovano infatti alcuni ragazzi di destra, mentre dalla parte opposta arrivano una cinquantina di giovani di sinistra. In mezzo, schierati, una quindicina di carabinieri e poliziotti. Oltre agli insulti e alle minacce verbali non si va, ma la nostra piazza principale si è trasformata, anche solo per qualche minuto, in una sorta di arena politica. Gruppi che si disperdono quasi immediatamente, sempre sotto il controllo vigile delle forze dell’ordine. Che rimangono in zona, tutta la mattina, per evitare che dalle parole si passi alle mani.

 

 

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Pubblicato il 12 Ottobre 2007
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