Rapinare banche è sempre più difficile
Firmato in prefettura un nuovo protocollo per i sistemi di sicurezza delle banche. Aderiscono all'accordo oltre 30 istituti di credito e tutte le forze dell'ordine
Vita sempre più dura per i rapinatori di banche. È stato infatti firmato in Prefettura un nuovo protocollo (l’ultimo risaliva al 2003) che aumenta le misure di sicurezza negli istituti di credito. L’accordo stabilisce uno standard minimo: devono essere almeno 4 i dispositivi antirapina che le banche devono installare.
Il protocollo ne elenca tredici: si va dalla bussola, che permette l’ingresso ad una sola persona per volta, al metal detetctor, dalle telecamere ai rilevamenti di impronte digitali, dalla guardia giurata al bancone blindato, dalla cassaforte a tempo al sistema di macchiatura delle banconote, fino al sistema di erogazione temporaneo che blocca le casse. Alcuni di questi, come la videosorveglianza, sono già utilizzati dalle banche e come ha spiegato il prefetto Roberto Aragno si tratta in alcuni casi solo di integrarli. Il protocollo è stato sottoscritto dai tre comandanti delle forze dell’ordine (carabinieri, guardia di finanza e polizia), da quasi trenta banche presenti nella nostra provincia. Presente alla firma anche Marco Iaconis responsabile nazionale dell’ufficio sicurezza dell’Abi (Associazione bancaria italiana).
«Le 31 mila banche italiane – dice Iaconis – hanno già un pacchetto sicurezza che prevede tra l’altro l’obbligo della videoregistrazione. I sistemi di prevenzione hanno dato ottimi risultati perché è da circa dieci anni che non ci sono morti tra i dipendenti delle banche a causa delle rapine. In Italia ogni anno le banche investono circa 800 milioni di euro in sicurezza».
Un dispositivo che ha funzionato bene in questi ultimi anni è stato il blocco delle casse, controllate da un terminale, quando non ci sono operazioni in corso. «A Lonate Pozzolo – ha spiegato il responsabile di Banca Intesa – i rapinatori per ben due volte sono andati via a mani vuote, perché arrivati dal cassiere questi non poteva aprire le casse».
La diminuzione delle rapine in banca dipende anche dalla mancanza di circolazione di contante, perciò assaltarle non è più remunerativo, come ha sottolineato il questore Matteo Turillo: «Le rapine, oggi, le fanno i disperati, i tossicodipendenti, non più le grandi bande criminali».
Rimane invece un fenomeno preoccupante quello dell’assalto ai bancomat: «Non devono essere riempiti nei fine settimana – ha detto il comandante dei carabinieri Claudio Criscuolo – perché assistiamo, come è successo a Busto Arsizio poco tempo fa dove una porta blindata è stata fatta saltare a cento metri di distanza, a d azioni aggressive e pericolose».
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