Alla periferia di Sacconago una discarica che si vede dallo spazio
Un mezzo campo da calcio di estensione per una desolante distesa di inerti fra cui anche dell'Eternit, così grande che si vede anche su Google Earth
Una discarica di inerti alla periferia della città, abbandonata in mezzo al verde. Nulla di nuovo, se non per le dimensioni spropositate: a occhio, un mezzo campo da calcio coperto di rottami di costruzioni, mattoni, pietrame, e anche qualche copertura in Eternit – vale a dire amianto. Il vento di oggi spazza la landa "decorata" di rifiuti edili, da ogni frattura delle lastre la micidale fibra si può sfaldare per svolazzare in giro. Intorno, una campagna "residuale", in attesa dell’inevitabile urbanizzazione prossima ventura, fra boschetti stenti, praterie degradate, fiori che spuntano ovunque ad annunciare la primavera. Insomma, il classico postaccio da spacciatori, non fosse che è in piena vista per chi passa sul Malpensa Express.
Siamo infatti non lontano da Sacconago, subito oltre lo snodo ferroviario da cui la linea per l’aeroporto si dirama da quella per Novara – vicino c’è un sottopassaggio sterrato di dubbia praticabilità, fra allagamenti e immondizie. Per almeno cinquanta metri di lunghezza e dieci-venti di larghezza il terreno è coperto da uno strato alto in qualche punto fino a un metro di inerti e rottami vari, oltre qua e là a rifiuti assortiti, fra batterie, gomme, cavi in rame e ciarpame vario. Tanto è antico l’uso "tradizionale" di scaricare qui alla bell’e peggio i "ritagli" dei lavori edili, che la natura stessa si sta riorganizzando intorno a improvvisi montarozzi che sorgono dalla pianura: mucchi di rottami abbandonati qui da chissà quanto, su cui strisciano i rovi e crescono tenaci le robinie. Intorno la scena
non è più allegra, con stradine e sentieri attorno ai quali si è
abbandonato un po’ di tutto. Una discarica così ampia che è un vero
elemento del paesaggio, la si vede da decine di metri fra gli alberi. La si vede anche dallo spazio: le attuali immagini satellitari di Google Earth, vecchie di almeno un anno, testimoniano che i rottami non sono lì da ieri: una monnezza (ma forse il termine ligure "rumenta" rende foneticamente ed etimologicamente meglio l’idea delle rovine) che si vede dallo spazio.
Ieri notte c’è stato anche un incendio di copertoni a brevissima distanza, le cui tracce sono ancora visibili, ma è il meno. A segnalare alla stampa lo stato poco decoroso della zona un abitante di Sacconago, Marco Brena, che a spasso con il suo cane nella zona, raggiungibile in fondo a via Canale, ha "scoperto" le dimensioni dello scempio restandone indignato. Non è tanto e solo per i materiali, ma per la disonestà e il menefreghismo degli scaricatori abusivi che ci si sente offesi. Se si lasciasse proseguire l’andazzo per qualche anno ancora, presto Sacconago avrebbe la sua parodia provinciale del Monte Stella, tutta di inerti e rifiuti ricolonizzati da una natura indomita. Ma forse, più delle parole, parlano le immagini.
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