Quando per parlare con Guttuso si chiamava il parrucchiere
Alcuni simpatici aneddoti sulla vita a Velate del grande pittore: perfino il Pci di Roma quando aveva bisogno di contattarlo doveva chiamare il barbiere, perchè Guttuso non aveva il telefono

Chi non conosce l’emittente francescana della nostra città, avrà tre sorprese.
La prima: Renato Guttuso, del quale si è parlato in questi giorni in occasione del centenario della nascita, per noi è ancora un cittadino onorario un po’ misterioso.
La seconda: sono una autentica chicca, offerta da Ambrogio Vaghi, l’autore dell’articolo, i ruoli ricoperti, addirittura anche in campo artistico, dai componenti della “guardia di ferro” che presidiava Velate e come pure il Partito comunista, vertici romani compresi, per contattare Guttuso, che non aveva voluto il telefono, dovesse prima rivolgersi a un singoare intermediario, il parrucchiere di Velate.
La terza sorpresa: Ambrogio Vaghi – capogruppo di lungo corso del Pci a Palazzo Estense – per qualità di scrittura, per abilità nel ricostruire vicende passate e nel delinearne i protagonisti, infine per la misura e lo humour che accompagnano sempre le sue testimonianze, ha fatto della sua rubrica “Divagando” un punto di riferimento in un contesto straordinario di presenze anche eccellenti, impegnate a liberamente parlare di vita, problemi e personaggi del nostro territorio.
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