Pesca sul Ticino: una questione di centimetri

Nessun coordinamento e regole diverse sulle sponde - Da Pavia un appello: presto un comitato tecnico

Il Ticino smembrato dai regolamenti. Il cavedano di 12 centimetri pescato sulla sponda piemontese può finire nel retino ma varcato il confine lombardo deve essere ributtato in acqua, altrimenti si rischia di essere multati. 
Un paradosso, almeno per chi ama pescare sul fiume, che il Parco del Ticino aveva proposto di risolvere con la costituzione di un comitato tecnico di coordinamento per la gestione della fauna ittica, comitato che non è mai nato. E così del fiume continuano ad occuparsi due Regioni e ben quattro Province. L’assessore pavese era pronto a lavorare sull’accordo ma, ha dichiarato, i colleghi di Milano e di Varese gli hanno voltato le spalle. 
«Non è andata proprio così – replica da villa Recalcati l’assessore  provinciale per l’Agricoltura e la Gestione Faunistica Adelio Poroli -. Il problema è che prima dovrebbero essere unificate le leggi regionali perché sono quelle che regolano la pesca,poi le norme della Provincia. L’unica cosa che possiamo fare, e suggeriamo noi, è istituire un tavolo per il ripopolamento. Questo sì è un problema urgente da risolvere; il fatto che si possano pescare pesci di misure differenti a seconda delle zone, mi sembra una questione secondaria, tanto più che le associazioni dei pescatori non hano mai fatto particolari pressioni perché si trovasse un regolamento comune».
La provincia, fa sapere l’assessore Poroli, ha provveduto invece a immettere nel fiume un certo numero di pighi, specie in via d’estinzione. «Un provvedimento di cui beneficeranno anche altri visto che il fiume poi scende verso Pavia; se si pensasse insieme come risolvere il problema del ripopolamento e quello della pesca dei pesci gatto e siluro, una vera piaga per il Ticino, forse avremme già fatto un grosso passo in avanti. Di questo potremmo trovarci e discutere». 
E mettere a confronto, così le varie esperienze: «Non ho paura di essere smentito se dico che in fatto di ripolpolamento la Provincia di Varese è all’avanguardia: i nostri incubatoi sono autonomi. I pescatori collaborano con noi nella raccolta e nella spremitura dei pesci che vogliamo riprodurre per ottenere speci endemiche».   
Massima disponibilità alla collaborazione, quindi, e nessuna volontà di smembrare il fiume in mille regole che anche il pescatore più fanatico farebbe fatica a ricordare. Se mai da Varese arriva una richiesta di aiuto: combattere i pesci che rischiano di distruggere la fauna ittica di laghi e fiumi e regole forti per punire chi acquista pesci esotici e poi se ne libera gettandoli nelle nostre acque dolci. I pesci spesso si riproducono incrociandosi con razze endemiche, dando vita a  "piccoli mostri" che divorano tutto quello che capita a tiro. Trovata una soluzione, anche i pescatori ringrazierebbero. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Settembre 2001
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