“Quella bandiera l’ho vista benedire da Di Vittorio”
Il centenario della Camera di lavoro si è aperto con una mostra al museo del Tessile
È il pezzo pregiato della mostra della Camera del Lavoro di Busto Arsizio, inaugurata al Museo del Tessile in occasione della celebrazione del Centenario. La bandiera della Cgil unitaria, dopo il restauro, protetta da una teca di vetro chiude il percorso dell’esposizione. È l’unica originale superstite in tutta la provincia. Sarà forse un caso, oppure una scelta voluta, ma l’unitarietà all’interno del sindacato è un refrain sempre presente, nelle parole dei sindacalisti e, in questo caso, anche nei percorsi simbolici. Di fronte a quella bandiera si fermano i numerosi presenti, l’osservano e discutono.
Qualcuno, come Gino torno, settanta primavere alle spalle e una vita passata nella Cgil, ricorda il giorno della sua inaugurazione. Il giorno in cui Di Vittorio andò a Busto Arsizio a "benedire" la bandiera, lui c’era. Era un giovinetto di appena 15 anni, aveva appena concluso le commerciali e faceva il fattorino presso la Camera del Lavoro, della quale poi diventerà segretario. «Era l’aprile del 1948 e Di Vittorio venne in città, in visita alla Camera del Lavoro. C’era un clima di grande euforia, ricordo ancora la folla che transitava nei pressi di via Mazzini. Molte le donne presenti, Busto era una città di operaie, vista la grande presenza di fabbriche tessili. Di Vittorio fece un discorso che ruotava intorno al bisogno di unitarietà del sindacato, quasi presagendo quanto sarebbe avvenuto qualche mese dopo al congresso delle Acli».
Un percorso, quello della mostra, che privilegia la base più che i quadri e i vertici del sindacato cittadino: foto di operai e operaie della Cantoni, del Cotonificio Bustese, della Tosi e della Ercole Comerio e della miriade di aziende che popolavano l’universo produttivo della zona. Un popolo di camicie bianche, giacca e cravatta, vestiti della domenica, uomini e donne consapevoli di essere protagonisti. Facce importanti che sembrano dire all’osservatore "la storia siamo noi". Sarà anche questo un caso, ma i protagonisti della mostra, immortalati dall’obiettivo fotografico, sono ritornati in uno dei luoghi che hanno caratterizzato la loro vita e la storia industriale della città: il Cotonificio Bustese, oggi sede del Museo del Tessile e della tradizione industriale.
«È una storia operaia importante quella di Busto Arsizio – dice Umberto Colombo, segretario della Camera del Lavoro cittadina -, una storia fatta di solidarietà e grande dignità. La particolarità di questa zona è sempre stata la convivenza di grandi gruppi industriali con piccole e medie aziende. Un tessuto produttivo vario, non più caratterizzato solo dal tessile. Oggi, insieme al meccanotessile e al chimico, si fa largo anche il terziario. Nonostante molte aziende siano passate alla storia qui il lavoro non manca. I dati che ci provengono, soprattutto dalle agenzie di lavoro interinale, parlano di una richiesta continua di manodopera qualificata e quasi il 45 per cento dei contratti di lavoro atipici vengono trasformati in rapporti di lavoro a tempo indeterminato».
La mostra rimarrà aperta fino al 13 settembre
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