Primo sopralluogo nel Gottardo: nessun altro cadavere rinvenuto

Un primo team di esperti ha raggiunto il luogo dello scontro tra i due tir che mercoledì scorso ha provocato la morte di 11 persone

Finalmente è stata raggiunta dai tecnici svizzeri la "zona critica" in cui mercoledì scorso si scontrarono i due tir che provocarono la morte di 11 persone nel tunnel del Gottardo.
E fortunatamente, dalla primaria ricognizione, risulterebbe invariato il bollettino dei deceduti nella sciagura. Nessun corpo è stato infatti ritrovato all’interno delle carcasse delle auto e dei mezzi pesanti in prossimità dello scontro.
Certo i 1.200 gradi scaturiti dall’esplosione dei tir e dei veicoli non hanno lasciato scampo a quanti sono rimasti imprigionati nelle lamiere durante l’incidente, ma le prime notizie che provengono dal tunnel lasciano ben sperare che alle vittime non si debbano aggiungere quei 113 dispersi – il numero è calato dai 128 di questa mattina – che ancora si contano. Diverse le nazionalità delle persone che non rispondono all’appello: tra questi  25 sono svizzeri, 6 tedeschi, 4 italiani, un turco, un cileno, uno spagnolo e uno svedese; per quanto riguarda le rimanenti segnalazioni sono in corso ulteriori accertamenti da parte delle autorità elvetiche.

Per quanto concerne il bilancio delle vittime, in seguito a nuovi sviluppi e alle verifiche con i parenti giunti ieri a Camorino, nel centro di assistenza, si conferma che i morti sono 11 (compreso l’autista del camion coinvolto nello scontro), 10 uomini e 1 donna. In tutto sono 10 le salme recuperate, di cui 8 sono state identificate; di 2 salme mancano documenti. Questa la provenienza delle otto vittime: 1 cittadino svizzero di 35 anni, residente nel cantone di Berna e 1 cittadino italiano: si tratta di  Rosario Caggiano, 37 anni di Verbania, 37 anni sposta due figli e un terzo in arrivo. L’elenco comprende poi: quattro cittadini tedeschi, due francesi, i cui corpi sono in attesa di riconoscimento ufficiale da parte dei parenti, attesi oggi a Camorino. 

Intanto i racconti che provengono dai giornalisti che hanno messo piede nel tunnel riportano scenari d’apocalisse. Carcasse sventrate, metallo fuso con l’asfalto e un grande freddo che aleggia all’interno del condotto; se infatti la temperatura nel luogo del rogo è stata stabilizzata a circa trenta gradi, sono in azione gli impianti per areare il condotto e altrove, nella galleria, la temperatura è gelida.

La polizia cantonale fa sapere nell’ultimo comunicato diramato che lunedì prossimo entrerà in servizio il DVI Team (Disaster Victim Identification), composto da specialisti di polizia istruiti in particolare nell’identificazione di corpi carbonizzati o in condizioni molto alterate. Il team comprende una decina di agenti di tutta la Svizzera e anche 4 specialisti ticinesi. Al DVI Team spetterà il compito di lavorare soprattutto a ridosso della zona critica, cioè negli ultimi 50m sul luogo della catastrofe.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Ottobre 2001
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