«Il desiderio di sopravvivere a se stessi non porta da nessuna parte, tantomeno i dialoghi parziali»
Il Segretario Provinciale di Rifondazione Comunista replica ad Antonio Poillucci, volontario dell'Ulivo
Riceviamo e pubblichiamo
Lo dico rispondendo al "volontario dell’Ulivo" che ha pubblicato sul vostro giornale la sua interpretazione dello stato di salute del centro-sinistra in relazione alle manifestazioni popolari che hanno avuto nei giorni scorsi una massiccia partecipazione di persone e in relazione alle prossima tornata elettorale.
Pongo due brevissime riflessioni.
– Ma perché, me lo chiedo davvero, questa ostinazione a voler interpretare quelle grandi manifestazioni popolari come se fossero in risposta ad atteggiamenti più o meno unitari dei capi dell’Ulivo? Ma davvero lei signor Poillucci, volontario dell’Ulivo, è convinto che i quarantamila al Palavobis o le migliaia attorno ai Tribunali ci siano andati per sostenere ed acclamare una momentanea unità del centro-sinistra, quando (spero di non dire nulla di nuovo) i leader dell’Ulivo sono in questo momento, agli occhi di tutti, la cosa meno unitaria che esista al mondo?
La prima cosa che mi viene da pensare è che forse io e lei abbiamo visto due film diversi ma con lo stesso titolo e ce li raccontiamo pensando sia lo stesso.
Fuor di metafora, credo si compia un grave errore se si guarda a ciò che sta succedendo nella società con occhio diretto ai vertici dei partiti: facendo così non si vede che invece corposi segmenti di società stanno mettendo sul terreno della politica e della giustizia alcune importanti rivendicazioni, e soprattutto, non si vede che proprio su quelle importanti rivendicazioni vi sono oggi interi pezzi di popolazione che interrogano la politica e anche i partiti (sì, quelli all’opposizione) sul fornire risposte credibili.
E la risposta credibile qual è secondo lei? Si snoda sul tema di quelle rivendicazioni o su quello della pace tra i leader dell’Ulivo? La invito ad una più attenta riflessione in merito.
– Spostandoci dal Palavobis alla realtà locale, alla ricerca della "buona politica", io vedo la necessità di un percorso che sul terreno del progetto politico e della proposta elettorale apra un confronto proprio a partire dai distinguo, se è vero che le convergenze si ricercano e si trovano mettendo assieme soggetti diversi a lavorare su obiettivi comuni. E quindi, qual è l’idea di città e di sviluppo della nostra provincia che si distingue da quella privatizzata ed affaristica, inquinata e riccocentrica di Polo e Lega. Questo perché il popolo del "centrosinistra" mi sembra che non ne possa proprio più dei troppo pochi distinguo sul piano della politica a cui corrispondono le guerre interne sul piano dei leader.
Rifondazione Comunista chiama il centrosinistra al confronto per costruire una proposta di alternativa reale al governo locale di Provincia e città, un confronto che assuma la prospettiva dell’alternativa sul terreno reale dei problemi e dei nodi critici del nostro territorio. La destra non si batte contrapponendole una coalizione, bensì contrapponendole una idea forte e distinta capace di raccogliere la sfida ad essere altro. La richiesta di alternativa e di cambiamento che proviene da sempre più persone merita una riflessione un po’ più approfondita, che vada oltre la logica degli innesti o delle geometrie politiche, per cui tutti insieme sì, ma a fare cosa non si sa.
Rifondazione Comunista vuole dar vita ad un dialogo con tutte le forze del centrosinistra per costruire un progetto ed un programma che sia all’altezza di una sfida unitaria al cambiamento perché di questo c’è bisogno e non siamo più i soli a dirlo.
Per fare questo, signor Poillucci, lo strumento più efficace che le consiglio non è, come lei propone, un dialogo "almeno parziale con Rifondazione Comunista", ma un dialogo con Rifondazione Comunista a tutto campo.
Se non si assume in pieno questa responsabilità e questa prospettiva, mi pare, ma forse è solo una mia impressione, che si fa un po’ come quelli che rispondono ai problemi che attanagliano il mondo usando le parole e dosando i toni delle finte soluzioni, allo scopo di farle passare per vere e sincere: se per combattere la guerra ci vuole la pace e per combattere la corruzione ci vuole l’onestà e per combattere la disoccupazione ci vuole l’occupazione, va da sé che per sostituire un vecchio ulivo ci vuole un nuovo ulivo. Non fa una grinza.
Il Segretario provinciale
Giovanni Bonometti
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