Mafezzoli: «Dopo le minacce, ora passano ai fatti»
Il segretario della Cisl Ticino Olona commenta l'attentato alla Cisl di Monza
«Dopo le minacce, ora passano ai fatti. – Così commenta l’attentato, per fortuna fallito, alla CISL di Monza il Segretario Generale della CISL Ticino Olona Luigi Maffezzoli. – Ormai sono alcuni anni che il nostro sindacato è nel mirino dei terroristi. Pensiamo agli attentati alla CISL di Milano o a quello più recente a Parma. Per ora si tratta di atti dimostrativi e intimidatori, ma ne preannunciano altri ancora più gravi. E’ inquietante che gli omicidi di D’Antona e di Biagi siano ancora impuniti, così come lo sono rimasti tutti gli atti minori che si sono moltiplicati negli ultimi tempi». Ma perché è proprio la CISL nel mirino? Maffezzoli non a dubbi: «I terroristi hanno deciso di intervenire direttamente nel dibattito sociale e sindacale e, come ha detto tempo fa Carol Tarantelli, "I brigatisti comunicano attraverso la morte", per questo i loro valori sono opposti a quelli del Movimento operaio, che si impegna per migliorare la vita delle persone».
E nell’Alto Milanese com’è la situazione? Secondo Maffezzoli lo scontro dialettico, per ora non è degenerato in tutto il territorio ma, senza dubbio, alcuni atti d’intolleranza vi sono stati. «Se proseguiranno li denunceremo pubblicamente! Credo che, a settembre, indipendentemente dalle diverse posizioni che abbiamo sul "Patto per l’Italia", CGIL CISL e UIL, dovranno dare una risposta unitaria ai neofiti del terrorismo. L’area metropolitana è alle nostre porte e, oltre al traffico, ai problemi e alle opportunità, rischia di portarci anche l’ondata lunga della violenza. E’ già accaduto in passato, ma è stata respinta dalla determinazione di tutto il sindacato, la stessa che dovremo essere in grado di manifestare in questa nuova fase». C’è dunque un collegamento tra le polemiche nazionali e il terrorismo? «Nelle fasi di cambiamento è normale, vorrei dire fruttuoso, che la discussione nel sindacato si sviluppi in direzioni diverse. I dissensi, le differenze di posizione e di strategia tra CGIL CISL e UIL sono fisiologiche, non devono far paura. Anche la conflittualità più aspra non ha niente a che fare con il terrorismo. Attenzione, però, le parole sono pietre. La discussione dovrebbe riguardare sempre il merito, nel rispetto delle posizioni altrui. Nelle ultime settimane si è spesso trasceso. Anche negli ultimi giorni ho letto di "patto scellerato" e di CISL e UIL asserviti al governo. Sono giudizi gratuiti, settari, che rischiano di scatenare odi negli stessi luoghi di lavoro e rompono anche quei rapporti personali che sono indispensabili per ricostruire l’unità sindacale. Le parole non hanno niente a che fare con il terrorismo, insomma, ma possono diventare ugualmente pericolose».
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