«Il mito dell’Alfa Romeo può tornare grande»

L'università Cattaneo ha dedicato la terza giornata del cinema industriale alla celebra casa automobilistica

L’archivio del cinema industriale dell’Università Cattaneo celebra l’Alfa Romeo, la storica azienda automobilistica che tra tre anni compirà il suo primo centenario. 
Si è svolta nel pomeriggio di lunedì 19 maggio, la terza “giornata del cinema industriale” dal titolo "Alfa Romeo, il mito della velocità". Incontro in cui, non solo è stato presentato un reperto storico dell’Archivio (il documentario del ’78 "Alfa Romeo, una tradizione che continua" di Vittorio Schiraldi), ma si è dato ampio spazio a quella che è stata l’azienda durante tutto il secolo passato. Ed anche a quello che sarà. 
Proprio il futuro è stato affrontato dal noto pilota dell’Alfa Romeo, nonché affermato giornalista sportivo, Andrea De Adamich, il quale non ha evitato i riferimenti all’attuale crisi automobilistica, sottolineando però che «il marchio "Alfa Romeo" potrà presto tornare ai livelli e al prestigio internazionale di un tempo. Ci sono tutti i segnali giusti per la ripresa».

Il rapporto alfa Romeo – Archivio. L’archivio del cinema industriale, fondato nel ’99 per volere dell’università Cattaneo e di Confindustria, è unico nel suo genere, tanto da raccogliere oggi 10 mila filmati, ovvero un terzo dei reperti video di carattere industriale presenti in Italia. «Lo scopo delle giornate industriali – ha spiegato il rettore Gianfranco Rebora – è quello di approfondire, di volta in volta, attraverso le immagini e gli studiosi, quanto è stato è stato lasciato dalle industrie italiane. È indubbio che l’Alfa Romeo rappresenti uno spaccato di storia economica e industriale italiana».

L’intervento di Andrea de Adamich. «All’Alfa Romeo ho lasciato una grossa fetta della mia vita, e non solo sportiva – ha raccontato il giornalista sportivo che dal 1977 dirige il programma televisivo Grand Prix  – "Il mito della velocità" era una costante, ma oggi le esigenze dell’uomo sono cambiate. L’automobilista oggi chiede confort e affidabilità, non solo velocità. Negli ultimi anni l’Alfa se ne è accorta e sono usciti prodotti come la 147 e la 156 che lo dimostrano. Purtroppo la crisi c’è stata, ma il grande marchio è rimasto: la storia e i successi di questa azienda hanno fatto sì che Alfa Romeo diventasse simbolo di prestigio a livello internazionale. Oggi la storia dell’Alfa sta tornando ai successi delle origini. Tra un mese e mezzo sapremo del nuovo piano industriale della Fiat e sono sicuro che tutti quelli che hanno amato, e amano, il marchio saranno rincuorati». 
Dal pubblico è stata sollevata una provocazione, ovvero se il futuro sarà a Torino o Detroit, sottolineando la possibilità che la proprietà passi all’americana General Motors. De Adamich, senza batter ciglio, ha risposto tranquillamente con un paragone: «La finale di Champions Legue è tutta italiana, ma quanti italiani saranno in campo? La Ferrari è il top da anni, ma di quale nazionalità sono gli automobilisti? Va bene stiamo parlando di sport, ma per l’Alfa Romeo nessuno mette in discussione il marchio tutto italiano e la nazionalità degli uomini che stanno facendo tornare grande l’azienda».

Gli interventi sulla storia dell’azienda. Diversi storici hanno così affrontato le molte evoluzioni dell’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, nata nel lontano 1908. Edoardo Borruso, dell’Università Bocconi di Milano ha affrontato, nel proprio intervento, tutto il periodo della prima guerra mondiale che ha portato alla nascita del cosiddetto "Portello", lo stabilimento situato sul Sempione. Periodo in cui la fabbrica ha avuto un forte sviluppo soprattutto grazie alla guerra. Alessandra Umile dell’archivio del cinema industriale di Castellanza ha evidenziato, invece, il periodo delle crisi economiche (1926-1950) e delle prime scelte dell’azienda verso un mercato d’elite, di auto che non fossero per tutti. Mercato sorretto soprattutto dalle grandi vincite nelle corse automobilistiche e che hanno fatto grande il nome dell’Alfa Romeo in tutto il mondo. 
Ma quello che ha veramente visto lontano anche in una produzione massiccia, e che puntasse soprattutto sulla qualità (come ha sottolineato nel proprio intervento Nicola Crepax, docente della Liuc), è stato Giuseppe Luraghi, uomo chiave del boom economico dell’azienda negli anni ’60 e ’70. Luraghi, infatti, con la propria lungimiranza, ha portato l’Alfa Romeo a competere con la Fiat dal punto di vista produttivo azzeccando la scelta di produrre auto di grossa cilindrata, ma soprattutto di qualità e che potessero essere utilizzate e acquistate da tutti.
Oltre all’anima commerciale e di vendite vi era però il simbolo, il marchio dell’Alfa, reso grande dalle corse automobilistiche internazionali delle quali era spesso vincitrice la casa automobilistica. Elvira Ruocco, dell’archivio stoico dell’azienda, ha infatti affrontato il tema della rivalità tra i due automobilisti Nuvolari e Varzi, la cui competizione ha portato l’Alfa Romeo a livelli di leggenda.

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Pubblicato il 19 Maggio 2003
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