A scuola senza confini, educando all’intercultura
La cooperativa varesina Mediazione Integrazione promuove un convegno in Provincia sui temi dell'inserimento degli stranieri nella nostra società
Inserimento e integrazione dei bambini stranieri a scuola, orientamento e informazione in ambito socio-sanitario, comunicazione e mediazione tra persone di culture diverse, questi ed altri ancora sono i temi che verranno sviluppati in un convegno in programma per martedì 11 novembre alle ore 14 in Villa Recalcati, dal titolo "Scuole senza confini" – La mediazione linguistico-culturale e le nuove identità culturali nelle scuole della provincia di Varese.
Ad organizzarlo la Cooperativa varesina Mediazione Integrazione, una realtà presente sul nostro territorio da tempo, che ha sviluppato nel corso degli anni un’attività di mediazione linguistico-culturale, offrendo un supporto concreto per l’integrazione degli stranieri nella Provincia.
La mediazione è un ponte tra culture e lingue diverse; facilita la comunicazione tra le persone e tra le minoranze culturali e le istituzioni, permettendo la reciproca comprensione dei codici culturali; sostiene l’inserimento e i processi d’integrazione della popolazione immigrata attraverso azioni di orientamento, informazione, consulenza nei vari settori in ambito socio-educativo e socio-sanitario, con la competenza e la professionalità di mediatori madrelingua.
Dopo anni di lavoro, la cooperativa Mediazione Integrazione ha ritenuto opportuno organizzare un convegno sul tema.
La giornata si pone l’obiettivo di fare il punto sulla mediazione linguistico-culturale in provincia di Varese e sugli obiettivi futuri, prendendo spunto dalla continua crescita della popolazione immigrata in Provincia.
Dopo un’introduzione teorica a cura degli esperti IS.MU – Istituto di Studi sulla Multietnicità -, la presidentessa illustrerà il lavoro svolto nei vari ambiti in cui opera la cooperativa, approfondendo in modo particolare quello scolastico e la metodologia utilizzata con testimonianze dirette di mediatori qualificati che lavorano sul campo.
Ci sarà anche la presentazione dell’attività svolta dal Provveditorato – Centro Servizi Amministrativi – per favorire l’integrazione dei bambini stranieri.
La cooperativa, nata come associazione, ha saputo sviluppare una vera e propria attività imprenditoriale ed è formata interamente da intellettuali stranieri che prestano la loro opera come mediatori. Nel corso degli anni ha costruito significative partnership sul territorio, con più di 80 scuole del territorio, collaborando con la Provincia di Varese nella realizzazione del Progetto "Rete territoriale di Sportelli per l’informazione, l’orientamento e la semplificazione amministrativa per gli immigrati in Provincia di Varese" e lavorando in stretto contatto con i centri specializzati che si occupano di multietnicità. "Mediazione Integrazione" è la prima cooperativa sul territorio con questa competenza specifica, è inoltre iscritta nel Registro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali come cooperativa qualificata che svolge attività a favore degli immigrati.
Una delle scuole attive già da qualche anno nel progetto di intercultura è la scuola elementare "Parini" di Varese, che ha una particolare convenzione con la Cooperativa di mediatori culturali "Mediazione Integrazione" di Varese, prevista dal protocollo di accoglienza della scuola, in caso di problematiche particolari.
«Il nostro progetto di accoglienza e integrazione è ben collaudato e funzionante – ci spiega Giovanni Resteghini, responsabile del progetto intercultura alla Parini – Non ci sono mai stati episodi di intolleranza da parte dei bambini italiani nei confronti degli stranieri. I piccoli, soprattutto, non notano le differenze, se non per il colore della pelle diverso, a meno che non gli venga fatto notare dai genitori e dalle famiglie. Tra di loro i bambini si accettano sempre. Forse aumenta un po’ il distacco per quelli più grandi, poiché risulta più evidente la difficoltà a comunicare in italiano.
Solo un piccolo caso di intolleranza si è verificato in passato, subito superato, di una bambina con velo in testa in terza elementare. I compagni, soprattutto femmine, non si spiegavano il motivo: in questo caso noi abbiamo subito fatto intervenire la mediatrice culturale araba, che ha spiegato il significato culturale e religioso di quel comportamento e la bambina è stata accettata tranquillamente dai compagni».
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