Povera Varese

Da Palazzo Estense, con le sue appendici in questi giorni anche negli States, suonano ormai sempre un disco rotto.
Appena le opposizioni osano contestare qualcosa ecco il solito ritornello: la sinistra sa fare solo propaganda.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti ed hanno così da raccontarla il sindaco e il suo fido Nicoletti che le cose non stanno così.
Il Consiglio Comunale è bloccato da mesi. Il suo Presidente deve continuamente correre ai ripari per salvare l’immagine di un’istituzione importante che non riesce più a decidere niente. La Giunta e le commissioni sono disertate dal partito di maggioranza relativa il cui coordinatore cittadino non fa più mistero a nessuno per gli imbarazzi a restare in una amministrazione in cui si salva si e no il lavoro di pochi. Non parliamo poi della “macchina” comunale, ovvero di tanti dirigenti e semplici impiegati. Mortificati e costretti a girandole oscene di cui l’epilogo della direzione dei musei è solo un piccolo esempio.
Da tempo insistiamo nel chiedere conto delle cose fatte e dei veri progetti in cantiere e per tutta risposta riceviamo solo insulti. Intanto la città perde peso, identità e resta immobilizzata.
Alcuni consiglieri comunali si sono solo permessi di chiedere conto di questa situazione. Si parla di 60mila euro di spese per missioni all’estero. Non bastano i gemellaggi tanto osannati dal Sindaco per giustificare questa presunta fitta attività diplomatica. Non bastano perché vanno ad aggiungersi alla lista delle promesse non dei progetti. E Varese non si merita una fine così.
Non se la merita, forse, neppure chi si è tanto battuto contro “Roma ladrona”. Ora, in virtù di un patto scellerato siglato proprio in quella città, o magari in un paese della Brianza, ma fa lo stesso, la città è imbavagliata e ibernata. Una situazione che non è più accettabile.
Il Varesotto e non appena la “città giardino” devono avere nel proprio capoluogo il centro delle attività e dei progetti per il futuro. Lo impongono i tempi. Le necessità delle imprese che, per restare attive e vedere uno sviluppo possibile, hanno bisogno di un interlocutore attento e non un’amministrazione che sa fare solo rotonde e promettere parcheggi irrealizzabili e senza alcun piano. I commercianti non ritrovano energia e forza dai soli marmi nelle piazze. E i cittadini si vedono sempre più estranei in una città che non è capace neppure di far funzionare una funicolare.
Questo è lo stato delle cose. Altro che fare propaganda. Si bandisce (magari a ragione) il lavoro dell’Anas e poi con 5 centimetri di neve la città va in tilt.
Ma ora non serve continuare una lista della spesa dei problemi.
Di fronte a tale situazione i partiti, soprattutto quelli di governo, dovrebbero trovare l’orgoglio e la forza di slegarsi e di dire un secco basta a questo stato di cose. Tra due anni potrebbe essere tardi, soprattutto per loro, quando dovranno spiegare agli elettori da chi è dipeso l’arretramento e da chi dipenderà davvero il futuro di una delle città che era tra le più ricche e prestigiose d’Italia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Febbraio 2005
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