Il volo a Varese? L’hanno riscoperto i piloti
Tra il pubblico dell’Insubria Airshow 2005 anche i “motori” istituzionali della riscoperta dell’aviazione. Che prima era finita un po’ in incognito
Se il volo in questa provincia è tornato ad essere argomento fruibile anche ad appassionati e curiosi, e non solo un settore economico di cui Varese è in molti casi leader mondiale e che occupa migliaia di persone, c’è un motivo molto umano.
A ridare visibilità a questo settore, che non è solo un mezzo di trasporto ma anche una disciplina sportiva e un passatempo per appassionati “ingegneri”, ci hanno pensato infatti rappresentanti delle istituzioni che i percorsi politici hanno portato nei posti di comando locali e nazionali ma che sono innanzitutto dei piloti e degli appassionati della disciplina: gente che ha conosciuto personalmente potenzialità e difficoltà di questa passione che rappresenta una magia per appassionati di tutte le età, ma che nella nostra provincia restava troppo spesso confinata nelle industrie di produzione, come se ci fosse da vergognarsi che qui si pensano e si costruiscono componenti per realizzare e perfezionare il sogno di Leonardo, far volare gli uomini. E che, naturalmente, all’Insubria Airshow 2005 c’erano fin dalla giornata di sabato 30 (la manifestazione si conclude domenica sera), in “tenuta” da appassionati e non in veste ufficiale.
«Il comitato che ha pianificato gli eventi per le celebrazioni dei 100 anni di volo si è insediato nel 2002, sotto la mia presidenza – spiega
Sempre di Ferrario è stata l’idea di “mettere in piazza” – inizialmente piazza della Libertà a Varese – una delle opere di ingegno di questa provincia che rischiava l’oblìo, l’MB326 di Aermacchi, come se si trattasse di una scultura. Un’idea che ha ridato nel modo più popolare visibilità all’industria aeronautica e che ha poi preso piede, perchè replicata a Gallarate e a Tradate. Idee che non potevano venire in mente che a un pilota e appassionato di volo: Ferrario ha infatti preso il brevetto a Bresso ed è iscritto agli aeroclub di Milano e di Venegono Superiore.
Una passione che è più difficile di quel che sembra praticare nella patria delle ali: stretti tra la Svizzera e le limitazioni di Malpensa, chi vuole alzarsi sui cieli varesini con ali sportive (deltaplani, aerei ultraleggeri, alianti, aeromobili di Aero Club e da turismo) o spera in manifestazioni dell’aria sopra la sua testa, ne ha del bello e del buono per mettere in pratica la sua passione. Lo sa bene Giuseppe Leoni, un tempo “il Senatore” per antonomasia dopo Bossi e ora al vertice (ne è il Commissario) dell’Aeci, Associazione Aeroclub d’Italia, e naturalmente anch’egli appassionato e pilota.
«In Italia c’è una situazione un po’ confusa per l’Aviazione Generale (la parte dell’aviazione che si occupa degli aerei civili, ma che non regola l’attività dell’aviazione sportiva, ndr) a cui si aggiungono le recenti ricadute date dalle norme sulla sicurezza – spiega – Ma il nostro mondo, quello degli appassionati e degli sportivi, continua. Il prossimo obiettivo forte è quello di tornare a diffondere la cultura del volo tra i ragazzi: toglierli dai simulatori del pc, e far loro vivere l’esperenza del volo nella realtà».
Per questo, racconta Leoni, è in cantiere (ed è previsto per ottobre) un programma di avvicinamento al volo per ragazzi dai 10 anni in su: «si tratterà di poco più di una giostra – spiega – un piccolo “aereo” trainato dall’aereo pilotato da un esperto, su cui i ragazzi potranno salire: si alzeranno si e no di due metri, ma scopriranno l’ebbrezza del volo». Perché la passione vera – e, con essa, l’evoluzione di un settore – non si ferma agli airshow, ma dagli airshow comincia.
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