Ma quale banca padana?
Continua la difesa di Fazio da parte della Lega nord. Roberto Maroni, domenica in un’intervista rilasciata a Repubblica, se la prende “con i signori della finanza e il salotto buono delle grandi banche”. Spiega che il salvataggio di CreditEuronord fu “un affare per la Popolare di Lodi. Il mercato premiò l’operazione”. Maroni sostiene che la Lega “difende un progetto di sviluppo del nord e non Fazio”. Un progetto che sarebbe la logica conseguenza della costruzione “in terra padana di un terzo polo bancario popolare vantaggioso soprattutto per le piccole e medie imprese”.
Tesi sostenuta ad oltranza anche dal quotidiano leghista La Padania.
Una posizione che letta dal nostro territorio, non convince mica tanto. Lasciamo ad altri la questione della Banca d’Italia. Di questa tesi della Lega non colpisce tanto il fatto che i dirigenti del Carroccio abbiano così repentinamente cambiato opinione sul “ciociaro”, come loro chiamano il Governatore Fazio. Del resto Roma è “padrona” solo quando conviene.
Le tesi di Maroni lasciano più di un dubbio per diverse ragioni. La prima il ministro dovrebbe conoscerla bene. Gli azionisti della “banca della Lega”, come loro stessi e Bossi chiamava la Crediteuronord, in una manciata di mesi di attività dell’istituto di credito hanno perso oltre l’85% del valore del capitale versato. Gli stessi, dopo aver fondato un comitato, hanno investito i dirigenti leghisti per avere alcune assicurazioni circa i loro soldi. Da allora nessuna risposta, ma in cambio oggi possono scoprire che per la Popolare di Lodi quello fu un affare visto che lo ha decretato il mercato. Maroni se la prende con i salotti buoni, ma guarda caso poi racconta la “favola” del mercato, invece di ricordare i militanti del suo partito, che si sono fatti “spennare” da chi ha avuto una gestione a dir poco scellerata, e a suffragio di questo basta leggere la relazione di ispezione della Banca d’Italia che portò poi a penali pesanti per tutti gli amministratori.
Le piccole e medie imprese e con loro i risparmiatori se ne guardano bene dal dare ulteriore credito a chi ha gestito in questa maniera la finanza.
L’altro aspetto che lascia l’amaro in bocca riguarda strettamente il nostro territorio. Il Varesotto è governato dalla Lega ormai da oltre un decennio. Comuni, Provincia e un ruolo centrale anche in Regione. Il nostro territorio è tra i più ricchi. Ha una densità di imprese incredibile. Le associazioni di categoria che le rappresentano sono tra le più importanti d’Italia. Ebbene, malgrado questo oggi non abbiamo più una banca locale. Fa sorridere questa levata di scudi per avere una banca padana quando non si è stati capaci nemmeno di favorire lo sviluppo di un territorio più limitato come può essere il Varesotto rispetto a tutto il Nord del paese. E non si trattava di invadere un terreno, cosa che invece è stata fatta pensando di farsi in proprio una banca. I partiti non hanno questo ruolo e nemmeno i movimenti come ama definirsi il Carroccio. Governare un territorio vuol dire in questo caso creare le condizioni per e non farsi in proprio le cose. Fatto sta che a Roma si può dire qualsiasi cosa e poi il contrario di questa, ma le piccole e medie imprese di cui parla Maroni sanno giudicare cosa è stato fatto per loro.
E da ultimo, se il ministro ha tanto a cuore il “mercato” non conviene forse iniziare a guardare meglio a cosa succede a due passi da casa nostra e a pensare a una vera e sana concorrenza? O forse preferiamo continuare a pagare tre euro per un bonifico e spese carissime per i servizi come nessun altro paga in Europa?
La difesa di un territorio e delle sue tradizioni sono una cosa sacro santa, ma spacciare posizioni politiche, anche legittime, come fossero sempre funzionali al grande nord, in questa occasione, lascia davvero troppi dubbi.
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