I sindacati: «Lavoratori e pensionati non sono invisibili»
Da piazza Repubblica a piazza Montegrappa contro la politica economica del Governo e per i rinnovi dei contratti
«Viva l’Italia che lavora»: è la musica che proviene dalla macchina in testa al corteo e che ha accompagnato la manifestazione guidata dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. E a fine mattinata, quando anche la neve caduta durante tutto il tragitto fra piazza Repubblica e piazza Montegrappa smette di cadere, la sensazione che aleggia è quella di una città e di una provincia, che ha saputo rispondere in modo positivo alla mobilitazione indetta dai sindacati.
La giornata è inziata con il ritrovo alle 9.30 in piazza Repubblica: uno degli organizzatori prende in mano il megafono e inizia a dare l’ “ordine di partenza”. Prima la macchina, poi le segreterie generali e infine le categorie: «Dobbiamo essere ordinati, ognuno rimanga nella propria categoria».
Si parte quindi e dalla testa del corteo vengono scanditi i motivi per cui oggi si è scesi in strada in tutta Italia. Contro la Finanziaria che penalizza i pensionati e i lavoratori precari, contro i tagli alla scuola, alla ricerca e alla cooperazione internazionale. A favore di una politica economica che sia davvero redistributiva e che favorisca gli investimenti, gli ammortizzatori sociali e i lavori socialmente utili.
«Purtroppo questo è diventato un appuntamento annuale – scherza amaramente il segretario di Cgil Ivana Brunato -, perché ormai da quattro anni la politica finanziaria del Governo è chiara. Tagli continui ai servizi e agli enti locali che penalizzano le condizioni materiali di vita delle famiglie e dei pensionati. Il maxiemendamento fiscale approvato ieri è solo l’ultimo esempio. Oggi però siamo qui a dimostrare che i lavoratori non stanno a guardare impassibili, che non sono attori invisibili della società».
In effetti le prime stime indicano una partecipazione di oltre mille e cinquecento persone, una cifra che soddisfa anche Gianluigi Restelli, segretario della Cisl. «La presenza c’è, e indica che le nostre motivazioni sono condivise dalla società. Al di là di quello che il Governo vuol farci credere, la gente è preoccupata per il presente e soprattutto per il futuro. Dal 2003, è la quarta volta che scendiamo in piazza e questa volta lo avevamo anche annunciato da tempo: se avessero voluto, da Roma avrebbero avuto il tempo di aprire un confronto con le parti sociali. Di certo non ci aspettiamo che questo avvenga dopo oggi, ma intendiamo comunque andare avanti nella nostra azione di protesta e proposta per sostenere lo sviluppo locale».
E mentre dal corteo si alzavano cori per chiedere il «rinnovo dei contratti subito», il segretario della Uil Marco Molteni, ha puntato l’attenzione sul fattore tempo. «Mi sembra che sia sempre più forte la sensazione che il 9 aprile, con le elezioni politiche, avverà una sorta di miracolo. Non è così, non possiamo aspettare sperando che ci sia un cambio alla guida del Paese e che magicamente la situazione degli ultimi quattro anni venga ribaltata. Di fronte all’attivismo del Governo che proprio in questi mesi sta approvando leggi che interessano direttamente il mercato del lavoro, dobbiamo iniziare a rispondere in modo deciso. Il sindacato è un attore che ha ancora molto da dire: i lavoratori e i pensionati non sono una sorta di categoria fantasma, ma sono presenti e lo stanno dimostrando».
Alle 11 circa i manifestanti sono finalmente giunti in piazza Montegrappa, dove a nome dei tre sindacati confederali ha parlato il segretario nazionale dello Spi-Cgil Lucio Saltini.
«Non dobbiamo vedere quello di oggi solo come uno sciopero politico, perché sono le condizioni economiche dei lavoratori e dei pensionati quelle contro cui manifestiamo. I politici di centro-destra quattro anni fa ci hanno fatto promesse che non hanno matenuto e oggi danno la colpa all’euro, alla Cina, se non direttamente a Romano Prodi. La verità, è che di fronte a un’Europa che sta accelerando, noi abbiamo preso la strada sbagliata, che ha aumentato il precariato e l’evasione fiscale. E di fronte a questa situazione cosa fa il “neo ministro“ dell’economia Giulio Tremonti? Vara una Finanziaria che introduce “specchi per le allodole”, facendo credere di dimunuire le tasse, ma aggiungendone di nuove che penalizzano gli enti locali. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un padrone che scrive in busta paga 1000 euro e poi ne da solo 500».
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