“Mi sono fatto la mia nicchia e così non subiamo l’Asia”
Grandi taglie in giro per il mondo: così si riscopre vitale la Samaf. Ne parla Angelo Saporiti, dalla sua postazione a Dusseldorf
Incontro Angelo Saporiti mentre sta allestendo lo stand, indaffarato alla ricerca della soluzione più adatta tra il filo di nylon e il nastro biadesivo per stendere i suoi loghi.
Non è uno dei veterani della fiera, ma non è nemmeno un debuttante: “Sono venuto a vedere l’edizione invernale del CPD (Collection Premiere Dusseldorf) per la prima volta l’anno scorso: a quella estiva seguente ho poi partecipato”.
Per la Samaf, l’azienda di cui Saporiti rappresenta la seconda generazione, il mercato estero ha consentito di aprire nuovi spazi di fatturato, anche se la maggior pate del lavoro è ancora in Italia, per loro: “Noi all’estero mandiamo circa il 20% della produzione, e questo avviene da quando abbiamo cominciato a produrre le taglie conformate. Potrà sembrare strano, ma uno dei nostri mercati migliori è il Giappone, e in ogni caso ci sono molti negozi specializzati all’estero”.
La Samaf di Fagnano Olona, una azienda familiare nata nel 1968 da Peppino Saporiti e Felicita Pizzoli (che ora si occupa della parte contabile) ha cominciato come felperia: “producevamo, come facciamo ancora del resto, tute sportive”. Ad un certo punto però, oltre ad aumentare il livello qualitativo, alla Samaf scoprono i mercato delle taglie conformate. Una buona idea, perché “Ora serviamo circa 400 negozi specializzati in taglie conformate, e vendiamo con il nostro marchio “Sandra Milani”.
Angelo è entrato in azienda che aveva 23 anni, alla morte del padre: “Andavo all’università, studiavo economia aziendale, la morte di mio padre mi ha fatto interrompere gli studi. Ma non è stato un cambio di programma: il lavoro però mi è sempre piaciuto. Si sono solo accelerati i tempi”.
La produzione dei Saporiti è concentrata nelle t–shirt e nelle polo di filo scozia, mentre in inverno producono la maglieria più classica, dal merinos al cachmere. Per i conformati però, la scelta è anche maggiore, e comprende persino l’intimo più moderno: in fiera c’erano anche boxer neri di maglia.
“La produzione di nicchia è decisamente quella che ci salva, in questo momento difficile: è grazie al mercato di nicchia infatti che riusciamo a sopravvivere senza essere schiacciarti dalla concorrenza asiatica. Una concorrenza ingestibile: è infatti impossibile competere con loro”. O forse un po’ sì: scoprendo le fiere al di fuori dell’Italia: “Noi ci veniamo, comunque, oltre a Dusseldorf siamo andati anche a Mosca. Perché venire serve sempre, anche quando gli ordini non sono tanti. Col tempo, si scopre sempre di avere portato a casa qualcosa”.
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