Il sindacalista deve comunicare chiarezza e speranza
Antonello Di Mario, responsabile dell'ufficio stampa nazionale della Uilm, ha tenuto un seminario ai delegati provinciali
Saper comunicare è fondamentale anche per il metalmeccanico, tanto che la segreteria della Uilm ha spedito nel profondo nord il responsabile dell’ufficio stampa nazionale, Antonello Di Mario, per tenere un corso ai delegati sindacali della provincia di Varese. Quaranta lavoratori hanno ascoltato con attenzione la sua lezione. «Scandite bene le parole – dice il giornalista -. Evitate i termini burocratici e il sindacalese. Non emulate qualcuno ma siate voi stessi. Siate chiari e veloci come è tipico dell’agire metalmeccanico. Nelle prime cinque righe dovete dare la notizia e scegliere un titolo che deve essere uno slogan. Proprio come fa il nostro segretario Angeletti».
Tra gli “allievi” molti giovani e una buona rappresentanza femminile. Non è una novità per la Uilm varesina che ha dato il buon sempio eleggendo il più giovane gruppo dirigente d’Italia: Ariel Hassan, segretario di 29 anni arrivato a ottobre direttamente da Roma, e Otello Amabile, responsabile organizzativo di appena trent’anni.
«Noi siamo leggeri, elastici e corsari – ribadisce di Mario – e il buon sindacalista deve saper raccontare cosa è successo senza sentirsi il centro del mondo».
Athos Agostini, che ha solo 23 anni e lavora all’Agusta di Vergiate come operaio, annuisce con la testa. «È molto utile quello che ci stanno spiegando – dice il giovane metalmeccanico -. Spesso noi giovani facciamo fatica a entrare nel sindacato perché non capiamo cosa succede e chi sta ai vertici lo dà per scontato».
(foto, giovani operai dell’Agusta. Da sinistra: Salvatore Miceli, Athos Agostini e Ernesto Duchini)
Di Mario ha parlato anche di leadership, argomento molto sentito nei metalmeccanici della Uil. Il loro capo, Tonino Regazzi, è uno di loro. L’esempio vivente di un percorso iniziato dal basso, come operaio di una catena di montaggio. «Per Tonino – ha concluso di Mario – il lavoro in fabbrica è stata una forma di emancipazione. Non è stato allevato come un pollo da batteria dalla Uil e al vertice del sindacato ci è arrivato con un percorso di lealtà all’organizzazione. Per noi, uno che ha indossato la tuta blu e tenuto il cacciavite in mano ad avvitar bulloni, è una sorta di panda da preservare».
Il buon leader, secondo il responsabile dell’ufficio stampa della Uilm, deve avere una strategia e saper dare una speranza, soprattutto con la recessione alle porte, perché «Senza anima, non si può essere un buon sindacalista».
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