Finalmente il piano cave, ma troppo tardi e non utile all’Expo
L'associazione di confindustria del settore estrattivo benedice l'approvazione ma lo giudica in ritardo di 6 anni e insufficiente per le esigenze legate all'Expo 2015
Riceviamo un comunicato dell’Anepla, associazione legata a Confindustria che raggruppa le imprese del settore estrattivo.
Pur esprimendo apprezzamento per la conclusione dell’ iter di approvazione del Piano Provinciale Cave di Varese, l’ Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta le aziende del settore estrattivo (Anepla) non può esimersi dall’esprimere alcune considerazioni critiche sia sul iter di approvazione del piano che sui suoi esiti. Il Piano giunge con un macroscopico ritardo di 6 anni, purtroppo risultando in ciò conforme ad una infelice tendenza che ha caratterizzato anche gli altri piani provinciali. Ciò è causa di gravi difficoltà per il settore anche in ragione del sicuro accumularsi , in vista del rilascio della autorizzazione finale alla coltivazione del giacimento, dei tempi necessari al completamento dell’ iter di autorizzazione ( almeno altri due anni tra Valutazione di Impatto Ambientale, approvazione del progetto d’ Ambito ed approvazione del progetto esecutivo ) . Viene così a crearsi un vuoto amministrativo totale quindi da 8 a 10 anni con le conseguenti difficoltà di proseguire e programmare la nostra attività;
Il Piano ha registrato forti sperequazioni in fase d’assegnazione dei volumi che hanno visto realtà storiche penalizzate (in riduzione), a fronte di altre più recenti privilegiate (in aumento), senza alcuna motivazione plausibile né di natura tecnica né ambientale. Spesso anzi nelle battute finali di un iter durato diversi anni, senza tener conto del lavoro svolto in fase di istruttoria dalla Provincia di Varese.
Un esempio macroscopico è rappresentato dalla cava per cemento di Travedona, che risulta (forse esempio unico) collegata direttamente allo stabilimento e quindi non presenta l’attraversamento di centri abitati. In questo caso la forte riduzione dei volumi assegnati imporrà l’approvvigionamento di materie prime dall’esterno ingenerando così un notevole traffico di automezzi sul territorio (stimabile in oltre 30.000 viaggi camion/ all’anno ) , con evidente e grave impatto ambientale. E questo è ancor più grave considerando che si tratta in questo caso di una programmazione ventennale, a differenza delle cave di sabbia e ghiaia ( programmate per dieci anni ).
Il piano cave , riducendo le quantità assegnate alle aziende storicamente presenti sul territorio , non ha tenuto minimamente conto del fabbisogno per la realizzazione dell’imminente evento dell’expo. Inoltre una delle argomentazioni addotte per tagliare la produzione alle aziende storiche è stata quella di non voler sostenere una supposta esportazione dei materiali di cava oltre confine . L’ argomentazione risulta essere assolutamente pretestuosa in quanto le aziende del settore hanno ormai da molti anni abbandonato ogni velleità di commercializzare i propri prodotti oltre frontiera in quanto assolutamente non comicamente sostenibile.
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