«La tassa per gli stranieri? In Svizzera è normale»
Una lettrice, da poco dfinitivamente trasferita in Svizzera, racconta i passi di una italiana per lavorare ed abiotare lì. Comprese le somme pagate per ogni documento
Caro Direttore,
mi attanaglia ormai lo sconcerto.
Lavoro in Svizzera da 9 anni, ci vivo da quasi 3 anni (da 6 mesi in modo definitivo) e quando ho richiesto il permesso di lavoro da frontaliere prima, il permesso di dimora poi (e per ogni modifica di indirizzo che ho avuto) ho pagato quanto è richiesto per il suo rilascio (se non erro una sessantina di franchi).
E’ veramente pazzesco che il pagamento per la richiesta di un documento, da parte di uno straniero in Italia, venga tergiversata e vista come un provvedimento razzista. Vi dico di piu’: in calce ai moduli per la richiesta di un permesso, dove bisogna firmare, qui c’è scritto "firma dello straniero", cosa succederebbe in Italia se ci fosse scritta la medesima frase? Si griderebbe allo scandalo perché viene urtata la sensibilità del soggetto in questione? Ma fatemi il favore…
Colgo anche l’occasione per commentare anche la vostra "inchiesta" sul problema neve, che pare crei grossi problemi anche qui. Il cittadino svizzero medio presenta alle autorità un reclamo per ogni minima cosa che secondo il suo standard (la perfezione) non va. Io in tutti questi anni non ho minimamente visto nemmeno la decima parte del casino che si crea in Italia ad ogni nevicata, se non, come normale, l’intasamento di auto nel centro città e dintorni.
Cordiali saluti
Elena Maretti
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Visto il dibattito dei giorni scorsi, abbiamo pubblicato la lettera della signora Maretti dandone ampio risalto. Le sue riflessioni sono interessanti, ma non spiegano quali sono le profonde differenze tra i due paesi. La Svizzera ha una politica molto rigida sull’immigrazione, ma a questa corrisponde poi una situazione economica e sociale molto diversa dalla nostra. Diverse sono le condizioni da ogni punto di vista. I nostri vicini sono da invidiare su tante e tante cose, ma enfatizzare alcuni aspetti come fa la signora Maretti è pericoloso. Ancora una volta si rischia di mischiare capre e cavoli. Non c’è da gridare contro razzismi presunti, ma nemmeno banalizzare così un provvedimento che rischia di essere solo propaganda.
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