Luca Mercalli e l’opportunità del cambiamento
Il climatologo di "Che tempo che fa" spiega i cambiamenti climatici ai ragazzi dell'Isis. Una crisi che è anche opportunità: "Risparmio ed efficenza energetica convengono a tutti"
Con papillon e simpatia, Luca Mercalli conquista gli studenti dell’Isis-Ponti di Gallarate. Il climatologo reso famoso dalla trasmissione “Che tempo che fa” è intervenuto nel quadro della “settimana della
scienza” per parlare del tema “caldo” dei cambiamenti climatici. Tema ostico, specie se trattato con metodo rigorosamente scientifico, ma illustrato in maniera impeccabile da Mercalli, capace di tenere l’attenzione grazie alla sua simpatia: «sul fatto che il clima cambi e che molto contribuiscano le attività umane, non c’è alcun dubbio dal punto di vista scientifico» ha spiegato, illustrando i dati dei carotaggi del ghiaccio polare, ma facendo riferimento anche fenomeni ben più visibili, come la riduzione dei ghiacciai alpini al ritmo di un metro e mezzo l’anno. O ancora i laghi nati dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacci: tra i casi clamorosi il “lago effimero” di Macugnaga o quello gigantesco sul Rocciamelone, a cavallo tra Italia e Francia, svuotati con complesse operazioni in quota. Esempi efficaci di come i cambiamenti climatici si trasformino in costi enormi per la collettività. Una situazione che andrebbe affrontata e non negata come invece spesso si fa: «attenti alle notizie bufala – come quella dei ghiacci del polo che si starebbero riformando -, sono messe in giro per creare confusione» ha spiegato, riprendendo la distinzione tra clima e meteorologia: un singolo inverno nevoso – come l’ultimo – non è una garanzia che i cambiamenti climatici non esistano.
Per contenere i cambiamenti, servono invece investimenti nel risparmio e nell’efficienza energetica, dai trasporti agli imballaggi, dall’incentivo alle fonti rinnovabili all’edilizia. E’ la strada intrapresa da anni dal nord Europa: «Norvegia, Svezia, Germania e Austria sono i paesi che hanno più ridotto le
emissioni. Eppure non sono paesi sottosviluppati, anzi sono tra i paesi con migliore qualità di vita al mondo. Basta spostarsi cinquanta chilometri da qui, andare in Canton Ticino, per trovare una politica di risparmio ed efficienza di fronte a cui la nostra è inesistente». E l’Italia? «Siamo i capofila dei “Pinocchio”: quelli che hanno aderito al protocollo di Kyoto ma non hanno ridotto le emissioni». La strategia deve essere articolata su quattro punti: «Abbassa, spegni, ricicla, cammina». E non farsi abbagliare dalle soluzioni facili che consentono di non cambiare stili di vita, ma da sole non risolvono: dai termovalorizzatori («un non senso termodinamico») al nucleare. Anche perché lo sviluppo della tecnologia per l’efficienza e il risparmio energetico può trasformarsi in un volano per l’economia e l’occupazione. E’ la scommessa di Obama per gli Stati Uniti: la rivoluzione verde americana che non sappiamo imitare.
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