Dall’Abruzzo alla Notte Bianca
Parlano i giovani videomakers abruzzesi che filmeranno la Notte Bianca. Arrivano dall'Accademia dell'immagine dell'Aquila, danneggiata dal terremoto, e realizzeranno, anche grazie a voi, un documentario sulla notte varesina
Segnatevi questi volti: gireranno per le vie della Notte Bianca sabato, con delle telecamere in mano.
Per ora hanno apprezzato le “splendide location” del Baltazhar e del Borducan, e si sono stupiti del fatto che all’istituto de Filippi il WiFi si “spenga” alle 23. Sabato invece racconteranno di sogni: quelli che la Notte Bianca “tirerà fuori” ai varesini, a partire dallo spettacolo teatrale tratto dallo shakespeariano “Sogno di una notte di mezza estate” e quelli che dentro al cuore conservano anche loro, e che il terremoto dell’Aquila non ha mai spezzato.
Questi sette ragazzi sono infatti “inviati speciali” dalle terre d’Abruzzo: studenti e tutor dell’Accademia dell’Immagine dell’Aquila, che è stata distrutta dal sisma ma che non ha mai smesso di produrre cultura. Prima con due documentari nei luoghi del terremoto e ora a Varese, per documentare la notte bianca come “stage” fuori programma del loro tribolato anno accademico, grazie alla solidarietà e il contributo dei varesini stessi e di chi parteciperà.
La loro Accademia, con l’interessantissimo archivio audiovisivo, è stata letteralmente travolta dagli eventi, ma le loro lezioni non si sono quasi fermate: prima si sono trasformate nella documentazione diretta di ciò che succedeva, e poi, grazie all’istituto Luce di Roma che ha prestato i locali, sono riprese nella capitale.
«Alcuni di noi, gli irriducibili, sono però rimasti all’Aquila, nella tendopoli di Collemaggio, quella più vicina all’accademia. E abbiamo continuato a lavorare sui documentari che stavamo preparando». A dirlo è Antonella, una degli irriducibili, parte della squadra che documenterà la notte bianca. Lei, fare la documentarista, ce l’ha come sogno: e questo momento convulso è non solo un dolore ma anche un’occasione per cogliere nuove chiavi di lettura del mondo e delle persone.
Varese per loro è tutta nuova: una città universitaria dove «Non si sa dove sono gli studenti» e che vive una vita «Diversa da quella che facciamo a l’Aquila». Provo a spronare i loro commenti: è noto infatti che la lavoratrice Varese ha una vita notturna (e serale) molto scarsa dal lunedì al venerdì.
Loro non confermano, ma di fronte all’affermazione «beh, ma dal terremoto in poi ci sarà poca vita serale anche da voi…».
Si scaldano, raccontano, e così si scopre che le pizzerie dell’Aquila si sono attrezzate con i gazebi, e che un pub del centro noto ai giovani ha affittato un autobus a due piani londinese per “riaprire” in quella nuova e insolita versione. E che a meno di un mese dal terremoto tra le tende della tendopoli ne hanno creata una adibita a centro culturale: dove venivano proiettati i film, indetti convegni, organizzati eventi. Sembra stupefacente.
«Guarda, io sono di Bari e sono a l’Aquila da quando ho cominhciato a frequentare l’accademia – spiega Luca, uno dei due supervisori del gruppo – E se devo dirla tutta, è stata esattamente la reazione che mi aspettavo da loro. Quando conosci gli Aquilani, capisci quanto sono tosti».
«A pochi giorni dal terremoto, sui muri delle case era un fiorire di cartelli che incitavano i cittadini a resistere e fare vedere il carattere e la voglia di ricominciare – aggiunge Antonio – non erano manifesti istituzionali: erano fatti dai cittadini stessi, per i loro compaesani».
E’ con questo piglio che i ragazzi sono venuti a Varese lunedì, e gireranno tra i tanti eventi della notte bianca: «Il leit motiv del video sarà il sogno, partendo alla rappresentazione teatrale: cerceremo di scoprire quali sono i sogni dei varesini attraverso ciò che faranno durante la notte bianca».
Una attività coraggiosa, almeno secodo il nostro canone, almeno secondo chi pensa che a loro molti dei sogni siano stati spezzati. E che invece sono ancora tutti lì: Antonella sogna solo di riuscire a fare ciò che desidera, la documentarista, e Luca più genericamente «Un lavoro che mi piace e che renda piacevole il lavorare». Antonio ammette di «Averne tanti. E forse il mio vero sogno è di realizzarli tutti» e se per Marco il sogno «e’ vendere sogni» come per Luca, per Diego il pensiero fisso è di «Riuscire a fare questo lavoro. Lo desidero così fortemente che il primo pensiero dopo "il macello", è stato come fare a riprendere a concentrarmi il più presto possibile». Perchè alla fine, il desiderio primario è uno. Lo dice Daniela, una due soli Aquilani del gruppo (gli altri sono più o meno studenti abruzzesi all’Aquila, comeè comune nella "geografia studentesca" di lì), che vive in periferia e la sua casa, pur tra tante paure, è rimasta su, ma come molti altri ha vissuto all’esterno a lungo. Lei, come sogno, ne ha uno solo, ma importante: «Tornare al più presto alla normalità». Con la Notte Bianca con l’Abruzzo, ci proveremo anche noi varesini, ad esaudirglielo.
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