Da Legambiente un sì “amaro” alla ristrutturazione di Accam
L'associazione ambientalista chiede che non venga ampliata la portata e che si usino tecnologie all'avanguardia e chiede impegno per la riduzione dei rifiuti, aumento della differenziata, compostaggio e diminuzione del costo di smaltimento per i virtuosi
«Diciamo si al revamping dell’inceneritore anche se non ci piacciono gli inceneritori». E’ questa la posizione di Legambiente Busto Arsizio, ma anche quella del regionale, sulla vicenda che sta tenendo banco da settimane in città, ovvero la ristrutturazione dell’impianto di Accam a Borsano. L’associazione ha convocato i giornalisti nella sua sede di via Cardinal Simone dove, oltre ad Andrea Barcucci responsabile bustocco e Flavio Castiglioni, era presente anche Damiano Di Simine che è il responsabile regionale del Cigno Verde. Lo stesso Di Simine è quasi lapidario: «L’esperimento di Vedelago (il centro riciclo proposto come modello da una parte dell’opposizione bustocca, ndr) è positivo – ha detto De Simine – ma rimane pur sempre un esperimento che è difficile applicare ad una realtà complessa come quella dell’Alto Milanese. Qui bisogna spingere sulla raccolta differenziata e raggiungere almeno quota 70%. Poi bisogna pensare a ridurre gli imballaggi per ridurre i rifiuti e trasformare la tassa sui rifiuti in tariffa, incentivando con sconti per chi fa compostaggio in casa o, comunque, produce meno rifiuti».
Per Legambiente il revamping è imprescindibile ed è lo stesso Barcucci, criticato per la sua posizione da più parti, a ribadirlo: «Ripeto: non siamo a favore degli inceneritori – ha detto ancora il responsabile bustocco – ma bisogna guardare in faccia alla realtà e sfruttare al meglio la situazione in cui ci troviamo. Prima di tutto chiediamo che si faccia una ristrutturazione seguendo le migliori tecnologie attualmente sul mercato per l’abbattimento delle emissioni. Dall’incenerimento, inoltre, bisogna trarre energia termica ed elettrica per alimentare le case dei bustocchi e spegnere le tantissime caldaie che oggi inquinano l’aria». Secondo gli esponenti di Legambiente l’inceneritore non dovrà essere ampliato e potrà bastare per l’intera provincia: «Il ragionamento è semplice – ha detto De Simone – gli impianti presenti in Lombardia bastano e avanzano e non ne devono essere costruiti altri. Nel tempo, anzi, dovranno essere spenti ma prima servono tecnologie certe per il riciclo e soprattutto serve un mercato che funziona per i materiali che se ne ricavano».
L’unica certezza che ha Legambiente è che arrivare a riciclare il 100% dei rifiuti non è possibile oggi: «Per creare il famoso granulato di cui si parla tanto – ha detto Di Simine – si usa il 2% della plastica a fronte di un 30%, nel migliore dei casi il 20, di rifiuto secco tal quale che viene utilizzato per creare questa sabbia sintetica. In sostanza la plastica da "impastare" non è sufficiente e la sua utilizzazione è ancora sperimentale. Non abbiamo ancora la certezza che quel materiale non sia tossico». Con questo, però, Legambiente non chiude la porta allo studio di fattibilità per un centro riciclo, proposto dal consigliere di Rifondazione Comunista Anonio Corrado: «Siamo favorevoli allo studio di fattibilità ma non è alternativa al revamping – ha detto ancora Barcucci – serve sicuramente un centro riciclo anche se in provincia ce n’è uno a Vergiate che funziona molto bene». Legambiente tocca anche il discorso del futuro centro di compostaggio di Legnano: «E’ importante che venga realizzato – spiegano – sappiamo che comporta dei problemi di "puzze" ma basterebbe trovare una collocazione che non crei problemi a chi vi abiterà intorno. Avere un centro di compostaggio in provincia ridurrebbe l’impatto ambientale e i costi del trasporto su camion per centinaia di chilometri fuori provincia»
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