Il popolo di Facebook contro le maestre di Pistoia
Sul sociale network nasce un gruppo formato da oltre 8000 persone. Vuole costituirsi parte civile al processo contro le due insegnanti dell'asilo: ma giuridicamente sarà possibile?
Un gruppo su Facebook contro le maestre dell’asilo Cip e Ciop di Pistoia.
Un gruppo numeroso con oltre ottomila iscritti. Dal punto di vista “umano” è abbastanza evidente che un episodio di cronaca come quello che è stato riportato dai giornali la scorsa settimana non possa lasciare indifferenti. Maestre che maltrattano bambini piccoli suscitano l’indignazione in “senso orizzonatale”: scatena la rabbia non solo di mamme e papà ma anche di ragazzi e ragazze che le notizie, spesso le leggono sui quotidiani on line e le vedono in tv.
E qui entrano in gioco Facebook e i sociale network. Con tutta la loro potenza. Un tam tam che passa da nord a sud del Paese che si gonfia e si alimenta di giorno in giorno. Certo, i messaggi della bacheca non invitano alla riflessione, tutt’altro. Il “popolo” di Facebook non ha la mano leggere con le due maestre e se in home chiede pene severe e il gruppo vuole costituirsi parte civile al processo, all’interno non si risparmiano gli insulti. Ma Facebook è questo: ciò che si dice al bar, liberamente e che viene invece “filtrato” dai giornali, per ovvie ragioni, qui trova spazio senza censure e costrizioni.
La discesa in campo di Facebook sulla questione delle maestre di Pistoia apre però un altro fronte: potranno davvero oltre ottomila persone costituirsi parte civile a un processo? Facebook, quel social network che è stato in grado di mobilitare migliaia di persone per il “No b Day”, potrà uscire dalla “voce di popolo” e diventare “voce di Dio”? L’abbiamo chiesto a un avvocato.
«L’azione civile nel processo penale – spiega l’avvocato Marco Natola, consigliere dell’ordine degli avvocati di Varese – spetta al soggetto che ha subito il reato o a soggetti riconosciuti come portatori di un interesse generale, come ad esempio i sindacati o le associazioni ambientaliste, le prime a costituirsi parte civile nei processi su crimini ambientali. Dubito che un gruppo costituito su Facebook, seppur numeroso come quello in oggetto, possa costituirsi parte civile perché difetta di uno degli argomenti principali necessari, ovvero l’interesse generale riconosciuto. Facebook sarà comunque destinato a incidere su questo istituto. E’ notizia di questi giorni che un marito ha citato per danni il noto social network perché la moglie entrata con la sua identità su Facebook ha carpito notizie relative alla sua intimità che hanno costituito giusta causa per la separazione».
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