A Bizzozzero per boicottare la Fiat
giovani pidiellini di Giovane Italia, capitanati dal giovane consigliere comunale Stefano Clerici presso la sede di Marelli e Pozzi a Bizzozzero. Lo scopo? Boicottare la grande azienda torinese
Non era un gruppo nutritissimo, ma bisogna ammettere che era colorato e ben organizzato, in un angolo strategico di viale Borri, una delle principali strade d’accesso a Varese, quello dei giovani pidiellini di Giovane Italia, capitanati dal giovane consigliere comunale Stefano Clerici (a sinistra nella foto).
In una ventina hanno scelto la nuovissima sede di Marelli e Pozzi a Bizzozzero per mettere in scena l’edizione varesina di un “boicottaggio” che hanno detto sarebbe stato messo in atto in almeno 30 città italiane. Più che un boicottaggio, in realtà, il presidio di un luogo simbolo: la concessionaria varesina di Fiat, l’azienda che, con la scelta di abbandonare la sede di termini Imerese, ha scatenato la protesta di un gruppo di giovani di destra.
Ma perchè, a Varese, bisogna boicottare la Fiat?
«La Fiat sta praticando una politica ultraliberista e sostanzialmente antitaliana – spiega Stefano Clerici – . Ci rendiamo conto del problema economico di questi tempi, ma bisogna che Elkann e soci si rendano conto che dopo anni in cui la Fiat ha avuto ogni vantaggio, ora quell’industria debba qualcosa all’Italia. Un atteggiamento che deve essere comune anche a tutto il settore, che ora deve dare un segnale importante. Boicottare la Fiat per noi significa boicottare tutta una filosofia»
Non è una iniziativa un po’ anni 70? Una manifestazione che non appartiene al background di un gruppo di ventenni come siete voi?
«Tutti sanno che i giovani sono i più colpiti da questa crisi. Per questo dobbiamo mostrare di avere una coscienza e degli attributi. Non siamo bamboccioni, vogliamo metterci in gioco e chiediamo garanzie»
Questa è una manifestazione dal sapore sindacale…
«Proprio ieri ci hanno accusato di fare una manifestazione “che si sarebbero aspettati dalla sinistra, non da noi”. Ma innanzitutto il termine destra si declina in tanti modi. Poi noi non ci riconosciamo in quella destra ultraliberista schiacciata sulle posizioni dell’industria. Il nostro è un partito popolare e al popolo si rivolge, non agli industriali. E i fatti hanno già dimostrato che i lavoratori non votano più solo a sinistra».
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