Tra le cooperative di Malpensa una piccola Rosarno
Protesta della Cub trasporti e dei Cobas insieme ai lavoratori, quasi tutti stranieri, delle cooperative che lavorano nell'area cargo. Tra turni massacranti, ore di lavoro non pagate e richieste estorsive per lavorare
Vengono dal nord Africa, o dall’est Europa ma alcuni sono anche italiani e lavorano per le cooperative che si occupano del carico e scarico dagli aerei al cargo dell’aeroporto di Malpensa. Sono lavoratori di serie B o peggio e i sindacati li hanno paragonati agli immigrati di Rosarno. Lavorano ben più di 8 ore al giorno e sono assunti come soci delle cooperative che li sfruttano. Questa mattina (venerdì) distribuivano volantini davanti agli ingressi del Terminal 2 dell’aeroporto per rendersi visibili a tutti e far conoscere il loro disagio di fronte ad uno spudorato sfruttamento da parte dei loro datori di lavoro.
Loro sono gli oltre 80 lavoratori delle cooperative Riz e Corsica che sfacchinano dove nessuno li vede e si occupano di caricare o scaricare i camion della merce che viaggia in aereo. Turni massacranti, cambiati all’ultimo minuto, a volte due in un solo giorno ma non solo. Alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio giace anche una denuncia per estorsione: «Alcuni di loro – racconta Renzo Canavesi della Cub trasporti – hanno pagato somme, anche ingenti per le loro tasche, a qualcuno per passare da una cooperativa ad un’altra. Perchè una lavora e l’altra no. Quella che assume tiene anche alcuni lavoratori in cassa integrazione. A nostro giudizio ci sono molte cose non chiare dietro a queste cooperative».
Contratti non idonei al tipo di lavoro svolto, paghe da 7.50 euro l’ora lordi e, spesso, versate solo in parte, tredicesime e quattordicesime calcolate sulle ore pagate durante l’anno e quindi ridotte a misere mance, ritorsioni nei confronti di lavoratori che non accettano di fare intere settimane di notte. Questa è la realtà che sta dietro alla bella facciata dell’aeroporto, un microcosmo dove piccole cooperative ottengono sub-appalti uno dietro l’altro e che sfruttano quelli che non hanno diritti ma solo doveri, gli immigrati. B. lavora per la cooperativa che svolge la maggior parte del lavoro con Ala e racconta la sua realtà: «Lavoro qui da oltre 4 anni e non mi hanno dato nessun aumento anche se risulta in busta paga – racconta – una volta, dopo una settimana intera di turno notturno (pagato solo 40 centesimi in più all’ora) mi sono rifiutato di accettare l’ennesima notte e mi hanno lasciato a casa per cinque giorni. Se non lavori non sei pagato e ho dovuto piegarmi perchè avevo bisogno di lavorare».
Gioacchino Spinelli ha lavorato con una delle due cooperative per poco più di un mese e ha portato anche suo figlio: «Nel mio caso – racconta – mi hanno mandato a lavorare a Cipro ma dopo un mese ho dovuto lasciar perdere perchè quello che guadagnavo non bastava nemmeno per pagarmi da mangiare». A suo figlio è andata ancora peggio: «L’ho portato qui a lavorare – racconta ancora – ha iniziato alle 6 del mattino e a mezzanotte non era ancora uscito. mi sono preoccupato, l’ho chiamato e gli ho detto di mandarli a quel paese e di andare via». Queste storie di miseria quotidiana si verificano tutti i giorni nel mondo delle cooperative che lavorano a Malpensa ma nessuno sembra intenzionato a voler vedere.
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