L’addio di Cocquio a Carla Molinari

Oggi la cerimonia funebre nel paese che ha proclamato il lutto cittadino. Si chiude la triste vicenda dell’assassinio di Carla Molinari, la donna trucidata il 5 novembre nella propria villetta e ritrovata senza le mani




Lutto cittadino a Cocquio Trevisago che chiude oggi alle 14 e 30 la triste vicenda dell’assassinio di Carla Molinari, la donna trucidata il 5 novembre nella propria villetta e ritrovata in serata senza le mani che l’assassino aveva asportato, forse per nascondere i graffi che nella colluttazione gli aveva provocato. Dell’inchiesta si è già detto molto e mentre il pm Luca Petrucci sta esaminando i risultati dell’autopsia che conferma l’orario della morte nel primo pomeriggio, per il paesino della tranquilla provincia lombarda è una giornata triste. Il perdono e il pentimento, invocati dal sacerdote del borgo, Don Ervè Simeoni, non sono arrivati. Cocquio è un paese spaventato dal clamore, che si è attenuato solo il giorno dell’arresto Piccolomo.

Ecco i sentimenti vissuti da questo paese, nel quale si celebrano i funerali. Paura, nelle ore immediate al delitto: si ipotizza un maniaco e o un mostro. Gli anziani barricano in casa. Nelle ore serali scatta una sorta di coprifuoco. I farmacisti del paese lamentano un aumento di ansiolitici. Fastidio. I vicini di casa vengono presi d’assedio da curiosi e giornalisti. Davanti alla villetta inizia un macabro tour dell’orrore. Allerta. la giunta comunale annuncia che saranno istituite le ronde. Se ne occupa il consigliere delegato alla sicurezza che è anche il resinabile della sicurezza del centro commerciale e gli intenti di rassicurazione della popolazione si intrecciano con le indagini. Le ronde non sono ancora partite.

Disincanto. Pippo Piccolomo è  una star, a suo modo, nel centro commerciale, la vera piazza di Cocquio Trevisago. Tutti sono a conoscenza del suo passato, della moglie morta. Nei bar dove avrebbe raccolto i mozziconi gettati in casa di Carla per depistare le indagini, tutti ricordano la sua giacca beige, le scarpe bianche, la bottiglia d’acqua che tiene sempre in tasca. Irascibile, a volte esibizionista, con il suo modo di parlare a voce alta, e poi di litigare per un nonnulla, lui e il Milan, la sua passione.
Molti in paese sono convinti della sua colpevolezza, un po’ per la vicenda oscura della morte della moglie bruciata viva in auto, un po’ perché da tempo era alla disperata caccia di soldi. La mani della vittima difficilmente saranno rinvenute. Non è questione di pietà umana e gli inquisenti lo sanno: per l’assassino era semplicemente troppo importante distruggere le prove. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Febbraio 2010
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