L’uomo elicottero è atterrato a Varese
Manuel Raga, il grande campione messicano della Ignis, è tornato in città per la partita benefica del Ponte del Sorriso. "Sono cittadino onorario? Non lo sapevo, mi avete commosso"
«Il Barcellona prima mi offrì il doppio di quello che prendevo, poi per convincermi mi mandò un assegno in bianco. La scelta era chiara, il programma già scritto: mi avrebbero presentato a stampa e tifosi insieme al loro acquisto calcistico, Johann Cruyff. Ma io dissi no: non potevo lasciare Varese, la famiglia Borghi, un gruppo di campioni che prima di tutto erano amici. Feci una scelta strana, lo so: ma feci anche la scelta che ritenni più giusta». Manuel Raga Navarro, “l’indio”, “l’uomo elicottero”, è tornato nella città che contribuì a rendere grande e famosa, quella Varese per la quale si poteva dire no alla potenza del Barcellona e continuare a vivere felici.Il fuoriclasse messicano della Grande Ignis è arrivato in città per la prima volta dopo vent’anni per partecipare alla partita benefica a favore del Ponte del Sorriso (PalaWhirlpool, venerdì, ore 20,30) e per ricevere una sacrosanta cittadinanza onoraria concessa all’unanimità dal consiglio comunale, al pari di quanto è successo per il suo grande successore, Bob Morse.
Ma la notizia della cittadinanza è una sorpresa che lascia Manuel senza parole in una sala del Ristorante Bologna, mentre si concede a giornalisti e fotografi facendo attendere per la cena gli amici di allora e di oggi: Ossola, Bulgheroni, Galleani, Rusconi insieme alla signora Crivellaro, anima del Comitato Tutela Bambino in Ospedale. «Uau, è una cosa bellissima – sussurra con gli occhi sgranati Manuel – non lo sapevo e non me l’aspettavo. Se n’era parlato qualche anno fa ma poi il mio viaggio era sfumato; sono felice perché Varese ha rappresentato tanto per me ed è stata un’esperienza che mi ha permesso di conoscere tanta gente che mi ha voluto bene».
E così Raga torna a “vedere” quegli anni con la maglia della Ignis addosso, nelle tante vittorie e nelle rare sconfitte. «I primi successi sono stati i più belli – ricorda – Penso allo scudetto del ’69 e poi alla Coppa Campioni dell’anno successivo. Una finale dura, sporca, in cui venne espulso Jones per una fallo di reazione su un russo che l’aveva colpito. Mi misi le mani nei capelli, pensai che era finita, ma poi Dino (Meneghin ndr) fece un partitone, tutti noi giocammo bene e alla fine riuscimmo a vincere. Ma c’è anche la sconfitta del ’74 a Nantes quando scesi in campo con due iniezioni e un dolore fortissimo. E poi, come dimenticare i momenti più comuni ma altrettanto belli, come il rito di casa Consonni. Giorgio è stato per me come un fratello: se alla domenica giocavamo in casa, io al sabato dormivo da lui e a mezzogiorno, prima della partita, era fondamentale mangiare il risotto giallo». Guarda caso, il colore delle maglie più temute della pallacanestro europea.Raga è giunto in città con la moglie, la signora Lucy, cubana ed ex campionessa del mondo di pallavolo e si è informato su Varese attraverso suo figlio che gioca in Svizzera con il Vacallo. «L’ultima volta sono stato qui nel ’90; andai a casa di Aldo (Ossola ndr) e feci uno scherzo al citofono a sua moglie. Quando mi riconobbe fu festa grande. Cosa dire: per quel che ho visto finora posso dire che la città è cambiata ma certi scorci sono gli stessi di sempre. Ora attendo di rivedere il palazzetto, non vedo l’ora».
La cena incombe, ma Manuel non smette di raccontare, di parlare della sua lunga attività di allenatore che potrebbe portarlo anche sulla panchina della nazionale messicana, già sfiorata negli anni scorsi. Ora Raga è responsabile del basket per il suo Stato, allena ancora fino agli juniores e tra gli altri ha messo in campo pure Romel Beck («Bravo, ha talento, ma fa un po’ fatica a girare nel gioco di squadra»). E ripensa a quei provini mai fatti con Dallas («o San Antonio, non mi ricordo»), al contratto mai firmato con il Goodyear, all’interessamento degli Atlanta Hawks. Fino all’assegno in bianco del Barcellona e alle foto ricordo con Cruyff, rimaste nei sogni dei tifosi catalani. Perché Manuel Raga Navarro, il messicano volante, era destinato a trasformare in realtà altri sogni, quelli di una città trascinata dall’irripetibile valanga gialloblu.
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