Bossi e Motta di nuovo rinviati a giudizio
L'ex-capo del settore tecnico del Comune di Gallarate e la sua compagna di nuovo sotto i riflettori. Il giudice per l'udienza preliminare li ha rinviati a giudizio per concussione riguardo alla vicenda di un orologio d'oro regalato e una presunta tangente da 10 mila euro
Si è conclusa con il rinvio a giudizio di Gigi Bossi e Federica Motta l’udienza che si è tenuta questa mattina al tribunale di Busto Arsizio per la vicenda dell’orologio Cartier d’oro regalato dall’allora moglie del costruttore Leonida Paggiaro, Annamaria Aimetti, a Bossi che rivestiva il ruolo di capo del settore tecnico del Comune di Gallarate e riguardo una presunta mazzetta da 10 mila euro che Paggiaro avrebbe consegnato a Gigi Bossi con, inoltre, l’assunzione della compagna di Bossi come progettista da paarte del Paggiaro. L’orologio, secondo l’accusa rappresentata dal pubblico ministero Roberto Pirro, sarebbe stato regalato per ottenere agevolazioni burocratiche nella costruzione di un edificio in viale Stelvio mentre la mazzetta sarebbe stata elargita a Bossi per risolvere un contenzioso sul confine di un terreno con un privato.
Si tratta della cosiddetta indagine Lolita bis e sarebbe antecedente a quella per cui oggi sono a processo Gigi Bossi, Federica Motta e l’architetto Riccardo Papa. L’episodio dell’orologio regalato risalirebbe all’agosto del 2003 mentre quello della mazzetta al 2006. Per entrambi i fatti l’accusa per i due è concussione. La denuncia da parte di Leonida Paggiaro risalirebbe al 2005 e il pm allora incaricato era Cristiana Roveda che condusse le indagini per poi lasciarle al suo collega Roberto Pirro che ha chiesto la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio. Dopo 7 anni dal primo fatto e dopo 4 dal secondo presunto reato contestato il giudice per l’udienza preliminare Nicoletta Guerrero ha accolto le tesi dell’accusa mentre i legali, Tiberio Massironi e Cesare Cicorella, hanno depositato una serie di atti che smonterebbero le accuse poste ai propri assistiti, chiedendo il rito abbreviato, accolto dal gup.
«Dimostreremo perchè Leonida Paggiaro sta muovendo tutta queste serie di accuse – fa sapere l’avvocato Massironi – sono le accuse di un uomo che ha attraversato vicende giudiziarie e familiari che lo hanno messo in fort difficoltà anche a livello economico e ha cercato di usare la politica per risolvere questioni personali. Non riuscendoci ora si vendica in questo modo». Le vicende a cui fa riferimento Massironi sono ben raccontate negli atti depositati questa mattina e riguarderebbero alcune vicende processuali degli anni ’90 per corruzione che non hanno avuto luogo a procedere per pervenuta prescrizione e una mega evasione fiscale in Spagna che ammonterebbe, spiega l’avvocato di Federica Motta, a 70 milioni di euro: «Da quel momento in poi – racconta Massironi – gli è stata tolta dalla famiglia qualsiasi possibilità di operare». Il 2 novembre i protagonisti di questa vicenda torneranno in aula.
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