Il Giro d’Italia ai piedi di Ivan Basso
Nella crono finale all'Arena di Verona il varesino controlla il vantaggio e conquista per la seconda volta in carriera la maglia rosa. Ora rotta sul Tour e sulla famiglia: la moglie Micaela aspetta il terzo figlio

Basso nell’Arena entra per ultimo, come da prassi per chi veste il colore del primato, e ricalca le orme di Francesco Moser che proprio qui – ventisei anni fa – si prese un Giro reso memorabile dal sorpasso a Fignon. Storia quella come questa, perché Ivan entra nel ristretto club di chi ha vinto più di un Giro e perché lo ha fatto con il piglio del numero uno senza trasformarsi in cannibale (nel 2006, per l’occasione, titolammo "Basso Pigliatutto") e senza destare sospetti.
Un Giro tutt’altro che semplice da conquistare, vuoi per il valore degli avversari (Evans e Vinokourov hanno fatto paura nella prima parte, Scarponi è osso duro in salita), vuoi per un paio di giornate “pazze” come quella dell’Aquila che ha rivoluzionato la classifica portando in alto Arroyo, vuoi per il rischio – scampato – della rivalità interna con Nibali che sta maturando alla grandissima e che è stato ricompensato con il terzo posto finale.
Un Giro che, giocoforza, serve da trampolino per un futuro a tinte gialle, quelle del Tour de France. Ivan ha subito dichiarato di voler tornare a battagliare per la corsa a tappe più importante del mondo, con grande rispetto per gli avversari (in particolare Contador) ma senza paura o timore reverenziale. Vedremo a luglio quel che ci regalerà; per ora ci accontentiamo – si fa per dire – di un successo rosa nato dalle ceneri della giusta squalifica, e per questo ancora più significativo. Complimenti.

LA FATICA DI SASSI – Dietro al grande palco della premiazione c’è un uomo che sorride con gusto e gioia. Si tratta di Aldo Sassi, il direttore del centro Mapei di Castellanza che è anche il preparatore atletico di Basso ed Evans e che nell’ultimo periodo ha trovato un avversario durissimo, il tumore al cervello, a sbarrargli la strada. Sassi ha reagito ed è corso ad applaudire i suoi pupilli a Verona: «Mi fate tutti i complimenti, ma la fatica l’hanno fatta loro, mica io – scherza – Io ho faticato qualche tempo fa, quando Ivan ha scalato cinque volte di fila il Cuvignone: credetemi, seguirlo in moto così a lungo, su quella strada, è stato durissimo».
LA TAPPA – Giusto però, nel giorno di Basso, omaggiare anche i protagonisti dell’ultima tappa. Su tutti un altro varesino, seppure d’adozione: lo conoscono in pochi, ma Gusav Erik Larsson (nomi e cognome che più svedesi non si può) ha vissuto da tempo nella nostra provincia e talvolta lavora ancora sulle strade intorno al lago. Allenamenti utili per volare a oltre 44 di media sul saliscendi di Verona e per vincere la tappa davanti al miglior italiano contro il tempo, il bergamasco Pinotti. Alle loro spalle Vinokourov e Evans, ma il duello vero è tra Nibali e Scarponi in lizza per il podio finale. La spunta il siciliano come previsione, anche se lo scalatore dell’Androni Giocattoli ha dato tutto, rimanendo a lungo sugli stessi tempi del giovane Liquigas. Basso pedala senza problemi, tra due ali di folla tutta per lui: in salita spinge forte, in discesa rialza il piede dall’acceleratore evitando rischi sul porfido e nelle curve vicine all’Arena dove entra da trionfatore.
Giro d’Italia (21a tappa)
Verona – Verona (cronometro individuale, 15 km)
Ordine d’arrivo: 1) Gustav LARSSON (Sve – Saxo Bank) in 20’19”; 2) Marco Pinotti (Ita – Htc Columbia) a 2”; 3) Alexandre Vinokourov (Kaz – Astana) a 17”; 4) Evans a 22”; 5) Nibali a 23”; 9) Scarponi a 35”; 15) BASSO a 42”; 47) Arroyo a 1’18”; 129) Andriotto a 2’35”.
CLASSIFICA FINALE
1) Ivan BASSO (Ita – Liquigas-Doimo) in 87h44’01”. 2) David Arroyo (Spa – Casse d’Epargne) a 1’51”. 3) Vincenzo Nibali (Ita – Liquigas-Doimo) a 2’37”. 4) Michele Scarponi (Ita – Androni) a 2’50”. 5) Cadel Evans (Aus – Bmc) a 3’27”.
Maglia Rossa: Cadel Evans
Maglia Verde: Matthew Lloyd
Maglia Bianca: Richie Porte
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