I misteri del caso Uva arrivano davanti al giudice

Iniziata l'udienza preliminare, spuntano le testimonianze di due medici che quella notte videro la vittima ma la parte civile rimane in forte polemica con i pm

E’ stata una giornata difficile, per i familiari di Giuseppe Uva, giunti in tribunale con la maglietta raffigurante il 42enne morto a Varese il 14 giugno 2008 (nella foto), al termine di una notte passata nella caserma dei carabinieri. Dopo tante polemiche, e la riapertura di un fascicolo bis, per accertare se vi furono maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine, è arrivato il giorno dell’udienza preliminare, che vede imputati due medici dell’ospedale di Varese, ai quali la procura contesta la somministrazione di farmaci non appropriati con la stato etilico in cui versava Uva, e dunque l’omicidio colposo.
Il giudice Cristina Marzagalli si è trovata in aula i parenti della vittima, i difensori dei due medici, gli avvocati di parte civile. Questi ultimi, guidati dal noto legale Fabio Anselmo hanno chiesto e ottenuto la costituzione di parte civile di sette persone: i genitori della vittima, il fratello, le tre sorelle e una nipote. La famiglia Uva ha chiesto che venissero accolte come prove alcune memorie di amici di Giuseppe e della sorella Lucia; investigazioni difensive per integrare il fascolo dell’ inchiesta. L’accusa (in aula c’erano i pm Agostino Abate e Sara Arduini) ha chiesto tra l’altro di inserire nel fascicolo due importanti interrogatori; effettuati al dottore della guardia medica che quella notte entrò nella caserma dei carabinieri e che secondo i verbali della polizia venne apostrofato dallo stesso Uva oramai in preda a una crisi di nervi, e al medico che si occupò del tso a cui fu sottoposto quella notte Giuseppe.
La sostanza processuale è ancora incerta: l’udienza è stata rinviata al 27 ottobre e al primo dicembre. Il giudice esaminerà le carte e prenderà una decisione. Dal canto loro, i difensori dei due medici dichiarano che i loro clienti sono del tutto estranei alla vicenda e negano ogni addebito. Fabio Anselmo, legale degli Uva, è in forte polemica con il Agostino Abate; ha presentato nei giorni scorsi un esposto all’unione delle camere penali per le modalità con cui è stato condotto l’interrogatorio, lo scorso 29 aprile, nei confronti del suo consulente Brunero Begliuomini. Il medico in una perizia sostiene che, a differenza di quanto scritto dal perito della procura, non sono da escludere le percosse tra la cause della morte di Giuseppe. «Avevamo chiesto l’acquisizione di alcuni tabulati telefonici di quella notte – aggiunge polemico l’avvocato Anselmo – Il 14 giugno la società telefonica non avrà più l’obbligo di conservare i dati».

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Pubblicato il 09 Giugno 2010
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