Vendola dice “qualcosa di sinistra” e sfida Silvio

Un migliaio di sostenitori al comizio del candidati di Sel alle primarie del centrosinistra. «Sono un dissequestro della politica che viene restituita ai cittadini». La sfida alla destra deve partire dal linguaggio

Nichi Vendola si candida a sfidare di Silvio Berlusconi. A Varese parla per un’ora e mezza, a braccio, in una sala colma di gente, davanti ad almeno mille persone, al collegio De Filippi. Teorizza le primarie e delinea il compito: «Sconfiggere il berlusconismo, prima dell’uomo Berlusconi».  Abbraccia tanti temi ed esce sudato e tra gli abbracci. Era forse scontato, dato che la giornata organizzata da Sinistra Ecologia e libertà era anche la prima occasione, a Varese, con il nuovo presidente nazionale del partito (che in città candida Rocco Cordì a sindaco). Ma in platea c’erano anche tanti militanti del Pd, persino qualche leghista venuto a curiosare: «Siamo diversi, ma certo questa passione, oggi, ce l’abbiamo solo noi e lui» commenta un consigliere del carroccio.

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Vendola incontra prima i giornalisti, ai quali conferma che cosa pensa delle primarie: «Sono un dissequestro della politica che viene restituita ai cittadini». Il leader di Sel pensa che si voterà a marzo e sta bruciando le tappe. Ieri era a Torino, sabato sera a Milano per la campagna delle primarie del centrosinistra.

Sul palco lo precedono tre interventi: una ricercatirce dell’università, un immigrato, una dipendente della Livingston. Poi tocca a lui e parte dalla Bibbia:«Sentinella, a che punto siamo della notte». La notte è il governo, politico e culturale, di Berlusconi. «Sapete, mi dà dolore sentir parlare del presidente del consiglio con delle minorenni. L’altra sera ho visto Anno Zero e non c’ho dormito la notte». L’attacco presta subito il fianco a un commento sul provvedimento anti prostitute di ieri: «Immagino che saranno deportate in ville lussuose». Poi inizia un ragionamento più ampio e corposo, sull’Italia di ieri e di oggi, sul Paese che è stato cementificato senza rispetto, sulle periferie senza storia che hanno preso il posto delle città. L’imbarbarimento dell’Italia, secondo Vendola, parte anche dallo scadimento del linguaggio che è uno dei cavalli di troia della destra. «E’ l’uso di una lingua povera e violenta che noi dobbiamo combattere – afferma – perché prima di sconfiggere la destra bisogna sconfiggere il berlusconismo come matrice culturale».

L’idea di Vendola è che la sinistra riprenda a praticare un’estetica del linguaggio buono contrapposta a una estetica della bestemmia che, dice il leader di Sel, va bene se sei un artista, ma non un presidente del consiglio.

«Vorremmo che emergesse finalmente l’Italia migliore, dopo tanto tempo in cui siamo sommersi dall’Italia peggiore. Vedete, Berlusconi non è apparso come una cometa all’improvviso ma è stato preparato da venti anni di fiction e reality show».

Mentre contemporaneamente morivano la scuola e l’università. Due istituzioni centrali che vanno difese a ogni costo, nella visione che Vendola ha del futuro del Paese

Meglio allora la Dc, teorizza il politico pugliese, almeno quella aveva rispetto della classe media, delle maestre, degli impiegati, degli artigiani, li esortava alla moderazione e non alla volgarità di oggi. Prende applausi scroscianti quando dice che la politica non è solo stare davanti alla tv a parteggiare per questo o quell’altro: se Berlusconi ha detto che scendeva in campo, il popolo della sinistra dovrebbe praticare "l’invasione di campo".

Sul tema del lavoro Vendola sta molto a sinistra. Cita il governatore Draghi che ha perorato la stabilizzazione dei precari. Ma è anche molto schierato con la Fiom , per la difesa del contratto nazionale di lavoro e contro ipotesi di riforma che vengono sia da Uil e Cisl che da parti del Pd. Difende la sua posizione spiegando che un operaio, a Melfi, dopo dieci anni di lavoro ha i muscoli spezzati e ha perso 30 anni di vita.

C’è poi la critica della globalizzazione, «che ci avevano descritto come una meraviglia». Vendola ricorda che non si può chiedere ai nostri operai di lavorare come schiavi nelle fabbriche cinesi e poi torna sulla sua figura di leader: «Mi dicono che nella politica non si parla di poesia e di bellezza e mi attaccano – risponde ai detrattori – mi guardano dall’alto in basso, con sufficienza, quando dico che ci vuole la bellezza, ma io voglio anche fatti concreti, non solo atti di fede. Voglio parlare con tutti, con quelli del family day, e chiedere loro perchè le famiglie stanno cosi’ male adesso sotto Berlusconi, e voglio confrontarmi anche con le imprese e chiedere loro perchè nonostante la Lega e Berlusconi stiano chiudendo i battenti in così grande numero nel Veneto».

 

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Pubblicato il 06 Novembre 2010
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