“Le parole dell’hospice”: riflessioni sulla soglia della vita

Il commovente volumetto pubblicato dall'associazione Amici di Rossella con l'azienda ospedaliera raccoglie le testimonianze di parenti e ricoverati della struttura destinata ai malati terminali. Spicca una parola: grazie

Le ultime parole sono spesso le più importanti. Raccoglierle è atto di umana solidarietà. E può portare a scoprire la dimensione più profonda degli affetti e dei sentimenti, sul limitare della vita. È stato presentato mercoledì presso la Biblioteca medica dell’ospedale di Busto Arsizio il libro "Le parole dell’Hospice – Sarò una finestra nella tua casa" realizzato dall’associazione "Amici di Rossella" onlus in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera bustese. Il volume raccoglie gli scritti di pazienti che sono stati ospiti dell’Hospice, il reparto per malati terminali attivato tre anni fa, o di loro congiunti. La prefazione è di Marilena Lualdi de "La Provincia di Varese"; l’introduzione del direttore dell’azienda ospedaliera Pietro Zoia, che ha colto l’occasione per un saluto ai presenti, ricordando che il suo mandato, tecnicamente, scade a fine dicembre. In occasione della presentazione è stato firmato un protocollo con gli Amici di Rossella, mirato, nella parole del direttore generale, a semplificare e sburocratizzatare i rapporti con l’associazione. A cofirmarlo Gianni Maddaluno, padre di Rossella (all’interno del link anche i riferimenti per il sostegno alle attività ndr), fondatore e presidente della onlus che sostiene l’hospice. Un incontro semplice, con la benedizione di monsignor Livetti, prevosto emerito della città, a ricordare la fede antica nel Signore dei viventi. Con Maddaluno già pronto ad andare oltre la classica forma dell’associazione che raccoglie fondi, perchè prima di tutto bisogna coinvolgere le persone. Emozionata Marilena Lualdi nel suo breve saluto: «Siete grandi. In questo volume abbiamo raccolto messaggi di vita e d’amore, sono i più importanti che si possano lasciare».
Commozione ha destato anche "La porta chiusa" la canzone interpretata da Marco Maffei, informatico presso l’azienda ospedaliera e raffinato chansonnier. Un pezzo quieto e meditato, nello stile del grande Faber, Fabrizio De Andrè, di cui Marco è estimatore. Un brano, soprattutto, dedicato a Marina, una giovane donna che è stata ospite dall’hospice. Il testo è incluso nel volume, accanto alle testimonianze scritte di parenti, soprattutto, e di ricoverati. Testimonianze in cui risalta una e una parola: grazie. Per parte nostra, possiamo solo aggiungere questo commento giuntoci giusto un anno fa.

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Pubblicato il 15 Dicembre 2010
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