“Tra me e il Verbano è una storia d’amore”

Conosciamo meglio i protagonisti del calcio minore. Iniziamo il nostro racconto con Pietro Barbarito, folgorato da bambino dai rossoneri di Besozzo di cui oggi è il presidente

Pietro Barbarito, presidentissimo del Verbano CalcioÈ una delle figure simbolo del calcio dilettantistico in provincia di Varese, con il suo carattere forte e ambizioso: Pietro Barbarito, presidente del Verbano, spiega i perché dell’amore per la squadra di Besozzo e quali sono gli obiettivi della società. Con lui iniziamo una serie di interviste a giocatori, tecnici e dirigenti che ogni giorno mettono passione nel calcio cosiddetto minore, che però fa la storia del nostro territorio e, perché no, talvolta sforna anche qualche grande talento capace di sfondare.

Presidente Barbarito, cos’è il progetto Verbano per lei?
«Semplicemente è un amore che continua da 18 anni. A dire la verità la mia passione per la maglia rossonera è cominciata da bambino, quando mi sono trasferito a Besozzo e ho visto il campo da calcio. È stato un colpo di fulmine e successivamente ho cercato di entrare a farne parte come giocatore, anche grazie ad un mio professore, ma ero sinceramente troppo scarso per salire in prima squadra. Per fortuna sono riuscito a rifarmi a livello societario e ormai sono vicino ai vent’anni di gestione, avendo anche ricoperto diverse cariche all’interno del club».

Che tipo di stagione sta facendo la sua squadra?
«Quest’anno il campionato è davvero equilibrato: evidentemente meno società hanno dovuto fare i conti con la crisi e questo rende impossibile fare previsioni. Lo scorso anno, in pratica, solo noi e il Saronno potevamo puntare a salire (obiettivo centrato dagli "amaretti", che poi hanno trasferito il titolo sportivo alla Gallaratese ndr), mentre ad oggi vedo almeno cinque o sei formazioni che se la possono giocare fino in fondo».

Lei in cuor suo dove vorrebbe arrivare?
«Per noi fare l’Eccellenza è già tantissimo, è come fare la serie A. Sinceramente mi piace veder vincere la mia squadra ma in questo periodo difficile diventa complicato anche fare calcoli a priori. Non vorrei mai fare il passo più lungo della gamba e poi pentirmi di averlo fatto. Sono una persona ambiziosa, ma credo di esserlo più nella vita che nello sport».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Dicembre 2010
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