Questione precari nella Croce Rossa, cosa vogliamo fare?
Il consigliere comunale Mario Cislaghi "gira" alcune domande alla politica regionale e nazionale. "Come si può affidare un servizio essenziale al precariato?"
Un appello alla politica sul tema della Croce Rossa Italiana e delle questioni connesse (ben rilanciate fra l’altro, nei mesi scorsi, anche da "Report" per Raitre) viene dal consigliere comunale di Busto Arsizio Mario Cislaghi (gruppo misto).
Ai parlamentari eletti nella Provincia di Varese e ai consiglieri regionali è rivolto l’appello di Cislaghi, che riprende temi e preoccupazioni cui non è estranea, naturalmente, anche la la condizione dello stesso Comitato locale della Croce Rossa di Busto Arsizio. «È un dibattito che prosegue anche sui giornali da tempo, è assurdo che ci sia tanto personale precario, circa 165 persone nella nostra provincia, una trentina a Busto» riferisce il consigliere comunale. «È gente preparata, che fa corsi di specializzazione. Ci si trova con La Croce Rossa gestita per metà del tempo dai volontari… e per l’altro dai precari. Con tutto quello che già si spende, cosa ci vuole a stabilizzare questi ultimi? La mia sensazione è che fra governo e enti locali ci si rimpaslli la responsabilità. Mi sembrava opportuno lanciare un appello, anche alla luce del fatto che alcuni consiglieri regionali si starebbero attivando sul problema».
In merito al precariato in Croce Rossa Italiana, Cislaghi sottopone alcune domande. Se, come sempre affermato, la sanità in Italia risulta essere eccellente”ed in particolare la Lombardia si è sempre evidenziata per la sperimentazione di nuove forme di gestione dell’emergenza (118, numero unico 112), si chiede: come è possibile che da anni un servizio essenziale come il primo soccorso funzioni con una grossa presenza di precariato? "Quali sono gli impedimenti all’assunzione definitiva di personale altamente qualificato, che necessita di una formazione specifica di mesi e di esperienza sul campo"? E’ forse un problema di soldi?, aggiunge Cislaghi. "Non mi sembra ci sia una maggiorazione dei costi da personale precario che comunque viene pagato tutto l’anno, a stabilizzato". O è forse il problema è quale ente (Stato, Regione, Provincia) deve "scucire"? "Si vuole forse continuare ad alimentare soluzioni alternative quali le organizzazioni private"? affonda il consigliere. E "come si gestirebbe, inoltre, l’emergenza, senza i volontari?"
Tutte domande girate a una politica che "vede" più in alto dei ristretti confini di Busto, ma nell’interesse di tutti, visto che il servizio è fra quelli più apprezzati persino in un paese notoriamente ipercritico come il nostro.
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