Italia: ma cosa ci tiene uniti?
Il liceo Tosi di Busto celebra l’unità d’Italia dedicando l’intero giornale d’istituto all’evento. Ma il risultato è un «pianto di dolore» nei confronti del Bel Paese
Il liceo Arturo Tosi di Busto ha deciso di celebrare l’anniversario dei 150 anni della nostra unità in un modo originale. “La Voce degli Studenti”, il giornale dell’istituto, è stata interamente dedicata al compleanno del nostro Paese. Il racconto di questo secolo e mezzo ha avuto però un’interessante peculiarità. Infatti, oltre che a raccontare la storia -che tutti sanno, o almeno dovrebbero sapere- di come Garibaldi ha unito la penisola, ampio spazio è stato dedicato al ben più ignoto ruolo di Busto in quel processo unitario. Molte pagine hanno così ospitato le gesta de bustocchi di 150 anni fa e hanno dato giusto valore al loro ruolo. Leggendo i documenti pubblicati grazie alla minuziosa ricerca d’archivio del professor Rimoldi si capisce che il ruolo della città è stato tutt’altro che marginale. Ad esempio, i Bustocchi erano stati così attivi nelle battaglie da rendere necessario l’impiego di 3000 soldati per per controllare un borgo di 12mila.
«Abbiamo pensato a questo numero -dice Stefano, il caporedattore del giornale– ponendoci una domanda: cosa ci tiene uniti?». Oltrepassando quelle che vengono definite «nostalgiche ed evanescenti manifestazioni di commemorazione» “la Voce degli Studenti” voleva capire com’è vissuta dai giovani l’attuale situazione unitaria del Paese. E il quadro che ne esce non è per niente entusiasmante.
«Una cosa che ha unito tutta la redazione -continua Stefano- è il fatto che la cultura, un qualcosa di perfetto ma finito, non può essere considerata come fanno molti il collante della nostra società». Questa tesi è però affiancata da un altro serio e rilevante argomento e cioè che «non ci sentivamo di dire che va tutto bene perchè l’Italia è un paese malato che arranca».
Proprio sull’onda di questa considerazione, le 24 pagine del giornale sono pervase da un accentuato pessimismo verso il presente e, sopratutto, verso il futuro. Leggendo si notano i motivi che “ci hanno uniti” ma non quelli che “ci tengono uniti” ancora oggi.
I redattori sembrano essere in un lungo tunnel buio, in cui nessuno pare vede neanche una flebile luce in fondo. Ad esempio, quella che da molti è considerata il collante della nostra società, la costituzione, è citata solo 2 volte e in modo marginale. E il motivo è che «alla costituzione non ci ha pensato nessuno di noi perchè andrebbe sentita e non solo applicata». Non vengono citate nemmeno le grandi manifestazioni di piazza che nei mesi scorsi hanno riportato milioni di persone a protestare e che per molti hanno segnato la fine del torpore della società civile. L’impostazione del giornale è quindi quella di "un pianto di dolore" per evidenziare "la decadenza generale e il senso di precarietà della nostra società".
Da quanto sorprendentemente compare sulle colonne della Voce degli Studenti, giornale pluripremiato a livello nazionale, non sembrano esserci motivi evidenti che testimonino la nostra odierna unità; forse solo la consuetudine dettata dalla storia. Tuttavia ci sono stati studenti che hanno gradito «la volontà di trattare un argomento così importante» ma che non approvano «il modo in cui si è portata avanti l’argomentazione».
«Anche se ho 18 anni -conclude Stefano- sono ormai disilluso».
Chissà cosa direbbe il povero Garibaldi.
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