«Mi sono sfilata i tacchi e ho cominciato a correre»
Erica Borile è in Giappone per lavoro e racconta il terremoto vissuto in diretta mentre era nel centro di Tokio. "Vedevo i grattacieli intorno a me oscillare come canne al vento"
Ecco il racconto di Erica Borile, trent’anni, originaria di Monza e amica di Varesenews che racconta la sua testimonainaza vissuta in prima persona dal centro di Tokio durante la scossa di 8.9 gradi della scala Richter avvenuta oggi, 11 marzo.
«Ero in mezzo alla strada quando e` cominciato. Ho visto i fili della corrente tremare piu` del solito e come un tintinnio di sottofondo… pensavo fosse il vento invece erano i vetri dei palazzi attorno che tremavano. Ho capito quando ho visto la gente intorno a me scappare fuori dagli edifici. Devo congratularmi con i giapponesi per la calma e il sangue freddo con cui hanno affrontato la cosa. Io mi sono bloccata nel mezzo dell`incrocio, lontana a sufficienza da cavi elettrici e palazzi per non essere troppo in pericolo, ma spaventata a morte. Vedevo i grattacieli intorno a me oscillare come canne al vento, per un momento ho temuto il peggio… Mi sono sfilata i tacchi alti pronta a correre verso il palazzo imperiale, punto di fuga di emergenza piu` vicino a noi (siamo nel centro di Tokyo). Quel minuto e` durato all`infinito, mentre pensavo alla mia famiglia e a tutti quelli che conosco qui… Per fortuna qui a Tokyo i danni sono stati contenuti, ma nel nord del Paese pare sia molto piu` seria la situazione. Il paradosso è che le prime immagini ci arrivano da Cnn e altri mezzi di informazione stranieri. Siamo ancora isolati telefonicamente tranne brevi sprazzi, e le scosse di assestamento continuano. Grazie a Dio la rete funziona e stiamo lentamente mettendoci in contatto con amici e famiglia sia in Giappone che, come nel mio caso, all`estero».
Una seconda mail di Erica, alle 11.30 ore italiane testimonia il disastro del terremoto, ma anche la compostezza del Paese: «Finalmente uscita dall’ufficio mi sono incamminata verso casa con tre amici. Ancora per strada, fa un gran freddo e c’è un sacco di gente che cammina verso casa o un posto sicuro. Chi non può tornare si attrezza per passare la notte in ufficio o si accampa nelle stazioni (nella foto) al caldo in attesa di notizie. Tutti usano internet e radio per informarsi. Al momento pare ci siano già 36 morti confermati in tutto il Paese»
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