Novelli ai tifosi: “La società siete voi”
Il commosso saluto dell’allenatore della Pro Patria ai supporter biancoblu: “Grazie di tutto, sono orgoglioso di voi”. Parole dure per Tesoro: “Io non mi dimetto, se ne vadano loro. Devono stare lontani dallo sport”
Commozione, rabbia, ma anche grande orgoglio e speranza. Sono i sentimenti che emergono dal volto e dalle parole di Raffaele Novelli, e che l’allenatore della Pro Patria riesce a trasmettere, in maniera quasi palpabile, ai tanti tifosi e addetti ai lavori accorsi nella sala stampa per salutarlo e ascoltare le sue parole. Le ultime da tecnico biancoblu? Difficile dirlo: «Io non mi dimetto – assicura il tecnico – a scappare sono i vili e i disonesti, e io non l’ho mai fatto. Resto in attesa di notizie, nella speranza che si faccia tutto il possibile per salvare il calcio a Busto».
Parla per quasi un’ora Novelli, e in certi passaggi ha difficoltà a trattenere le lacrime, come quando rievoca i giorni dell’occupazione dello stadio o racconta della lettera consegnatagli da un vecchio tifoso («Emozioni impossibili da cancellare»). Ma il suo primo desiderio è quello di ringraziare tutti i supporter, dal primo all’ultimo: «Grazie di avermi rispettato come uomo e come allenatore, di avermi ospitato sul territorio con tutto l’affetto che potevate darmi, grazie per tutto quello che avete fatto per il bene della Pro Patria. Voi siete stati la società, avete preso il suo posto e ci avete dato la possibilità di arrivare fino al termine del campionato. Da questa avventura non ho guadagnato niente economicamente, ma ho avuto la possibilità di conoscere la parte bella e pulita del calcio». Brucia ancora, certamente, la sconfitta nella finale dei playoff a Salò: «È un gran dispiacere non essere riusciti a darvi la gioia della promozione, però ne siete usciti comunque vittoriosi per dignità, serietà, onestà e maturità. Dovete essere orgogliosi e io lo sono di voi: se oggi ci sono trattative in corso è anche grazie ai vostri sforzi, grazie a quei 200.000 euro che ci avete donato. Sono sicuro che tutto il bene che avete fatto prima o poi vi sarà restituito, lo meritate per la vostra cultura e per i grandi valori umani che avete espresso».
Di belle parole il mister ne ha per tutti, dallo staff ai giornalisti fino al direttore generale Regalia, ma ad averlo davvero colpito è stato l’entusiasmo della curva: «Mi era già capitato in altre piazze di ricevere sostegno e applausi – ricorda – ma lì i tifosi erano molti di più: qui eravate in 1.500, eppure sembravate centomila. Ora vi chiedo di mantenere la calma e la tranquillità: abbiamo lottato tutti insieme fino ad oggi, non può finire così. È vero, vi hanno tolto qualcosa, ma non tutto: la dignità non ve la potrà mai portar via nessuno». Novelli però sa anche essere duro, e le sue parole nei confronti della dirigenza sono cariche di veleno: «Mi chiedono di andar via, dovrebbero andarsene loro: questi personaggi devono stare lontani dal mondo sportivo, ne rappresentano l’aspetto peggiore. Chi si comporta così pensa di essere più furbo, ma sulla sua strada troverà grandi sconfitte. Possono anche avere tanto denaro, ma sono poveri dentro. E fatemi un favore: quando scriverete i libri sulla storia della società, lasciateli fuori…». Alla proprietà, l’allenatore imputa anche il clima di tensione creatosi a pochi giorni dalla sfida decisiva: «Le trattative si potevano fare prima, invece si è volutamente aspettato l’ultimo momento, per far nascere una situazione di disagio con i calciatori».
L’ultima sferzata è per il presidente di Lega Pro Mario Macalli, che nella trasmissione televisiva "Sfide" dedicata alla Pro Patria ha parlato di "grave anomalia" della situazione, con un riferimento ironico al calcio delle "salamelle e del vin brulé": «Non posso assolutamente condividere – dice Novelli – se ci sono tante squadre in difficoltà, evidentemente vuol dire che il sistema non ha funzionato. E non si può prensare di aggiustare tutto con le penalizzazioni».
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