I sindaci di confine: “Se non ci paga la Svizzera lo faccia Roma”
I rappresentanti degli enti locali di confine chiedono delle garanzie per le somme "congelate" dal Canton Ticino e tutele per i lavoratori
Mentre Berna si è dichiarata pronta a rivedere gli accordi con l’Italia come chiesto dal Ticino e di conseguenza l’importo dei ristorni da versare ai comuni di frontiera, i sindaci del Varesotto chiedono aiuto al Governo. In estrema sintesi le istanze dei rappresentanti di confine sono tre: ricevere le risorse che il Consiglio di Stato ha bloccato nei giorni scorsi, delle nuove tutele per la dignità dei lavoratori e il rispetto degli accordi tra l’Italia e la vicina Svizzera. Dopo essersi riuniti al Maglio di Ghirla i sindaci avevano redatto un documento comune che è stato diffuso oggi e inviato a Roma e in Regione Lombardia. Nel testo si invta a seguire la via diplomatica per raggiungere al più presto un accordo con la Svizzera "affinché possano essere immediatamente sbloccati i fondi attualmente vincolati dal Consiglio di Stato ticinese" ma anche l’impegno "a voler costituire un fondo di garanzia che copra l’ammontare dei fondi attualmente vincolati dal Consiglio di Stato ticinese al fine di garantire ai Comuni, alle Comunità montane e alle province il trasferimento di quanto ad essi spettante, nel caso le trattative con il Governo elvetico non dovessero andare a buon fine".
I sindaci chiedono inoltre la "rassicurazione" che, in caso di nuove trattative con la vicina Confederazione, "non venga modificata la soglia del 38,8 per cento quale percentuale minima di ristorno del totale delle imposte alla fonte trattenute ai lavoratori frontalieri". Per questi ultimi i sindaci domandano a Roma "misure atte a tutelare e garantire i diritti acquisiti, nonchè adottare misure ulteriori di garanzia che assicurino la dignità e il rispetto dei lavoratori italiani impiegati oltre confine". In attesa di una risposta dell’esecutivo i comuni e gli enti locali attiveranno un tavolo istituzionale con gli enti territoriali "per individuare politiche e strategie di sviluppo economico e socialie a favore dei comuni italiani di confine perché si possa fronteggiare il consistente esodo di lavoratori che, dopo aver acquisito professionalità e specializazione in Italia, non trovano sbocchi professionali se non presso le aziende e le società del Canton Ticno". Sarà inoltre costituito un comitato permanente territoriale di vigilanza per il rispetto degli accordi tra Governo italiano e governo elvetico su questi temi.
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