Come amministrati ebbero meno problemi i cittadini del Lombardo Veneto

Quando si parla della sanità di casa nostra è bene ricordarne la storia perché si ha modo di valutare anche lo spessore della classe politica. Di Pierfausto Vedani

Il professor Cherubino, ortopedico che ha creato una strepitosa scuola, riferendosi all’ organizzazione del servizio sanitario nel nostro territorio, ha rilevato l’incongruenza rappresentata dai due reparti di ortopedia attivi negli ospedali di Luino e Cittiglio .
(nella foto, il nuovo ospedale di Circolo)
Sono servizi insopprimibili perché connessi al Pronto Soccorso e tuttavia ai fini pratici effettivamente un doppione.
L’osservazione, condivisibile, non verrà mai raccolta negli ambienti politici del Nord Ovest della provincia, in passato già protagonisti di una campagna, forte e con qualche punta di ottusità, contro la chiusura dei due ospedali in cambio di una nuova struttura da realizzare a metà strada tra i due centri abitati, cioè a pochi chilometri di distanza dalle attuali sedi dei nosocomi. La proposta, fatta dalla Regione, inizialmente poteva non entusiasmare la popolazione, ma nulla allora si è fatto per evidenziare i vantaggi derivanti da un ospedale nuovo, dotato tra l’altro di tutte le tecnologie: politici subito a lancia in resta contro il progetto e in difesa di una concezione troppo localistica anche della cura della salute dei cittadini. A coloro che davvero stavano scarrocciando non aprì gli occhi nemmeno la positiva valutazione dell’iniziativa della Regione da parte di un oppositore del calibro di Giuseppe Adamoli. cioè da un competente in materia di sanità e che non a caso fu fautore e uno dei padri del nuovo ospedale di Varese.
Quando si parla della sanità di casa nostra è bene ricordarne la storia perché si ha modo di valutare anche lo spessore della classe politica.
La politica nazionale scoprì la salute pubblica all’incirca alla metà degli Anni 50 del secolo scorso, quando non esisteva ancora il ministero e gli ospedali per il loro sviluppo contavano soprattutto sulla sensibilità delle comunità locali.
A Varese gli imprenditori, abili protagonisti del boom economico, credettero nella mano pubblica della sanità e fecero grandi gli ospedali con donazioni rilevanti. Cominciarono poi gli anni della scoperta da parte della politica di un Eldorado sanitario fatto di potere, di distribuzione di posti e pure di affari se consideriamo la perdurante affollata frequentazione dei palazzi di giustizia da parte di amministratori di enti e strutture del pianeta salute.
Nella nostra città di problemacci non ne abbiamo avuti, oggi però ecco il nuovo “Circolo” al centro di un inumano, assurdo dragaggio di risorse finanziarie per andare in soccorso dello Stato vicino al collasso. Una volta di più noi varesini dell’Italia unita nel 1861 siamo chiamati a pagare per sprechi e ignominie della politica nazionale. Solo in chiave strettamente storica, stando ben lontani pure dalle utopie leghiste e senza dimenticare che Vienna ci mandò feroci oppressori come Radetzky, si può presumere che come amministrati ebbero meno problemi di noi i cittadini del Lombardo Veneto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Settembre 2011
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