“Si spaccava l’amianto a martellate e si soffiava via”

L'isolante era impiegato in quantità nei reparti costruiti fino agli anni Settanta: si sono ammalati operai e familiari. Il 24 gennaio la Procura di Milano ha indagato sette ex dirigenti

La centrale sulle rive del naviglio fa quasi paura: per le ciminiere altissime, per la sirena che risuona nell’aria di Turbigo, per l’intrico di tubi ovunque. Eppure il pericolo era invisibile: era l‘amianto che rivestiva tubazioni, macchinari, le apparecchiature che andavano in temperatura. «Quando c’era qualche guasto si spaccava l’amianto a martellate e si soffiava via la polvere con l’aria compressa. C’era polvere ovunque» racconta Valentino Gritta, dell’AIEA, ancor oggi lavoratore della centrale – divenuta privata. Gli operai, il Comitato Unitario dei Degati, fecero le prime indagini nel 1979: la lotta è contro la polvere invisibile, contro la rassegnazione e l’incredulità (in fin dei conti il datore di lavoro era lo Stato), contro il ricatto occupazionale sempre in agguato, anche nel settore pubblico. Persino contro i dubbi dei sindacati confederali. «A inizio anni Ottanta l’ASL fece un’ordinanza in cui segnalava che nel locale macchine una spessa coltre di polvere di amianto copriva ogni superficie». Nel 1992 la messa al bando della "lana della salamandra" e l’inizio della bonifica, che a Turbigo è ancora da completare, visto che ci sono km di tubi ancora ricoperti d’amianto.

Nel frattempo: una quarantina di ammalati complessivamente, tra cui tredici giù deceduti. Si sono ammalati gli operai, ma anche i familiari, come a Casale Monferrato: le mogli che lavavano le tute da lavoro, i figli che abbracciavano i genitori (almeno un caso certo: la figlia di un manutentore morta a trent’anni di mesotelioma). «E per tanto tempo in paese ci hanno guardato come dei privilegiati, lavoratori di serie A perché eravamo dipendenti pubblici. Ma che serie A è, se ci davano 200mila lire in più per un’aspettativa di vita inferiore?»

I lavoratori della centrale di Turbigo, negli anni Duemila, hanno fatto confluire la loro lotta in quella dell’Associazione Italiana Esposti Amianto Solo poco tempo fa, il 24 gennaio 2012, si è arrivati ad un primo risultato: il Pm della procura di Milano Maurizio Ascione ha iscritto nel registro degli indagati sette ex dirigenti Enel, che non avrebbero predisposto adeguate misure di sicurezza. È un risultato storico, perché per la prima volta sono manager pubblici e non del settore privato come accaduto alla Eternit o alla Pirelli o alla più vicina Ansaldo di Legnano. La centrale fu costruita nel 1928, ma l’amianto è stato impiegato ancora nel corso della ristrutturazione degli anni Sessanta, che rinnovò completamente l’impianto. I lavori si conclusero nel 1974.

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Pubblicato il 16 Febbraio 2012
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