Vht, la multinazionale tascabile che sfida crisi e banche
La società è stata costituita il 6 giugno del 2011: 40 soci, tra cui piccole imprese e privati (nell'elenco c'è un dentista e un meteorologo). Il socio più importante ha il 5% delle quote, mentre il 20% è riservato ai dipendenti, destinazione che onora lo slogan della nuova azienda metalmeccanica: «Tutti dalla stessa parte della scrivania». Banca Intesa ha finanziato la fase di start-up per 2 milioni e mezzo di euro
I business plan, le previsioni, i bilanci, insomma, i numeri sono importanti quando si parla di un’azienda che sta per nascere. Ma senza il coraggio, la passione e una visione, non si va da nessuna parte. E soprattutto, nessuno ti segue. Invece, in tanti hanno ascoltato e seguito Libero Donati, amministratore delegato della Vht (Varese hoisting technology), azienda metalmeccanica di Bodio Lomnago, dandogli fiducia e soldi. Compresa Banca Intesa che, in un momento dove non si prestano denari nemmeno al diavolo, ha scucito ben 2 milioni e mezzo di euro per la fase di start-up (avviamento). Gli altri due milioni di euro per costituire il capitale iniziale – ed è questa la bella novità – sono stati conferiti da 40 soci, tra cui piccole imprese di componentistica e anche privati (nell’elenco c’è un dentista e un meteorologo), persone che di paranchi e apparecchi di sollevamento sanno poco o nulla, ma che sono stati conquistati dal progetto di Donati. Il socio più importante detiene il 5% delle quote, mentre il 20% del capitale sociale è riservato ai dipendenti, destinazione che onora lo slogan dell’azienda: «Tutti dalla stessa parte della scrivania». Già, perché alla Vht la gerarchia non è di casa. Si preferisce un sistema «orizzontale», dove prevalgono le competenze e dove ognuno deve fare il suo in collaborazione con tutti gli altri.
Ciò che non ti aspetteresti mai, da uno che da mezzo secolo costruisce paranchi a catena, è di sentir citare “Il maestro e Margherita” di Michail Bulgakov. Ma il linguaggio immaginifico di Donati è figlio della sua passione per questo lavoro. «Vht è un fatto – dice l’amministratore delegato – . E i fatti sono la cosa più ostinata del mondo». Ce ne deve essere voluta tanta di ostinazione per resuscitare un settore che qui in provincia, e non solo, era stato seppellito dalla concorrenza cinese che però non ha la stessa qualità dei produttori italiani perché non segue gli standard prefissati dalle autorithy locali. «Un guasto di un paranco elettrico equivale a un morto – spiega Donati – quindi la qualità è fondamentale nel controllo di processo. Noi produciamo con ethos e pathos e la capacità progettuale e tecnologica dei nostri ingegneri non ha eguali al mondo. Abbiamo investito un milione e mezzo in ricerca e sviluppo, abbiamo già dei prototipi e il primo prodotto sarà sul mercato a partire dal secondo semestre del 2012».
Sorprende sapere che negli Usa non ci sono aziende che producono questi macchinari e nemmeno in Sudafrica e in Brasile. La Vht punta al pareggio di bilancio in tre anni e, dopo i primi cinque, al 30 % del mercato italiano, che complessivamente vale circa 42 milioni di euro, e all’1% del mercato estero, che vale poco più di 1 miliardo. Quello degli apparecchi di sollevamento è, dunque, un mercato di nicchia e iper specializzato e la Vht, per usare le parole di Franco Colombo, presidente di Api Varese (Associazione piccole e medie imprese), è la prova provata «che si possono costituire multinazionali tascabili nel mondo».
Attualmente negli stabilimenti di Bodio Lomnago lavorano 13 persone che saliranno a 49 nei prossimi tre anni e a 80 tra cinque. «Tra i nostri scopi etici – conclude Donati – c’è anche quello di costituire un anello di congiunzione con i giovani e la scuola del territorio. Dare un percorso veramente utile ai ragazzi, come del resto fanno già Germania e Svizzera».
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