Giorgio Merletti: “Aggravio di costi inaccettabile per le piccole imprese”

Il presidente di Confartigianato Varese e di Confartigianato Lombardia spiega che Confartigianato non firmerà la riforma se non ci saranno modifiche sostanziali a favore delle PMI

Confartigianato non firmerà la riforma se non ci saranno modifiche sostanziali a favore delle PMI.          

«L’aggravio di costi previsto dalla riforma del lavoro presentata dal Governo – dichiara Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Varese e di Confartigianato Lombardia – è inaccettabile per le imprese. Se non ci saranno modifiche sostanziali, non firmeremo l’accordo. La riforma colpisce pesantemente le micro e piccole imprese: le uniche che hanno garantito posti di lavoro durante la crisi, ma anche quelle che più verranno penalizzati dalla riforma del lavoro proposta dall’Esecutivo». «L’onere aggiuntivo previsto – prosegue il presidente – è insostenibile e la cifra è inaccettabile per le imprese che sono rappresentate da Confartigianato. Aggiungendo l’accresciuto costo del lavoro, l’aggravio di costi per le assunzioni a tempo determinato, una nuova ‘tassa sui licenziamenti’ e l’aumento dell’’IVA si ottiene un mix micidiale. Nella riforma manca anche la valorizzazione dell’esperienza maturata nell’ambito della bilateralità. La riforma del complesso ed articolato sistema degli ammortizzatori sociali, soprattutto per i settori produttivi che – come quelli artigiani – si avvalgono dei Fondi per il sostegno al reddito previsti dagli Enti Bilaterali, non può infatti prescindere dal consolidamento e la valorizzazione degli strumenti di natura contrattuale gestiti dalla bilateralità esistente».

 
Dai dati Inps emerge che le ore di integrazione salariale utilizzate nel corso del 2010 sono per il 71,5% appannaggio dell’industria, per il 6,7 per l’edilizia, il 12,6% per l’artigianato e il 9,2% per il commercio e altri settori. Con riferimento ai dati relativi alla mobilità (strumento a carico ed a favore quasi esclusivo delle imprese di una certa dimensione), la spesa per prestazioni è stata pari a 1.273 milioni di Euro (2.224 milioni con la copertura per la contribuzione figurativa) contro 706 milioni di contributi incassati. In Lombardia, nel 2011, l’87,75% delle ore complessivamente autorizzate dall’ Inps per gli ammortizzatori sociali sono state richieste dalle grandi realtà imprenditoriali, e di queste solo il 23,59% hanno riguardato la Cig in deroga con una richiesta da parte delle imprese artigiane pari al 7,44% del totale (il 31% della sola cassa in deroga).          

Conclude, Merletti: «Confartigianato chiede che la riforma interessi tutti gli ammortizzatori sociali compresa la mobilità e la disoccupazione ma anche i prepensionamenti e la malattia. Il costo che le aziende pagano deve essere commisurato al rischio e in un’ottica assicurativa: in altre parole, i piccoli non possono pagare come le grandi industrie. Anche perché artigiani e commercianti hanno un saldo attivo dei contributi pagati e delle spese per le prestazioni. Saldo che da subito potrebbe ampliamente coprire una piena universalizzazione del sostegno al reddito dei lavoratori. Tenendo in primo piano i dati storici e le diverse modalità di utilizzo, questo potrebbe essere il momento giusto per realizzare una piena valorizzazione del sistema degli enti bilaterali, che sino ad oggi ha dato ottimi risultati attraverso il diretto contributo dei piccoli imprenditori senza gravare sulla fiscalità generale. Si proceda, allora, a razionalizzare le spese mediante una ottimizzazione delle risorse ad oggi disponibili».

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Pubblicato il 14 Marzo 2012
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