Formigoni: “Un ricambio, non un rimpasto. Avanti fino al 2015”
Arrivano Luciana Ruffinelli e Margherita Peroni al posto dei dimissionari Rizzi e Maullu. Il presidente: «L'opposizione può chiedere la mia sfiducia: se ha il coraggio, lo faccia»
«Non è rimpasto, ma un ricambio. E non l’abbiamo voluto noi, ma i tribunali che ce lo hanno imposto». Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, spiega così l’ingresso di due nuovi assessori – due donne – al posto dei dimissionari Monica Rizzi (Lega Nord) e Stefano Maullu.
La prima si è dimessa ieri per questioni politiche più che altro interne al suo partito, il secondo si è dimesso sempre ieri, ma senza motivare. È lo stesso Formigoni a spiegare: «A breve il Consiglio di Stato avrebbe richiamato la Regione perchè inadempiente rispetto alle quote rosa. Ho chiesto ai miei assessori chi era disponibile a fare un passo indietro ed ecco perchè Maullu».
Al posto di Rizzi arriva la bustocca Luciana Ruffinelli (Lega Nord) con la stessa delega a Sport e Giovani, mentre al posto di Maullu arriva la bresciana Margherita Peroni con deleghe a Commercio, Turismo e Servizi.
«Vedete quindi che si tratta di un ricambio, non di un rimpasto». Anche se si dice sereno, Formigoni non nasconde un certo nervosismo. Prima di tutto verso i "tribunali". «Questa novità è stata imposta dall’esterno, in pratica si tratta solo di un cambio fra un maschio e una femmina. Io però eccepisco su questo ruolo dei tribunali verso una giunta regionale. Il potere dovrebbe essere in mano al popolo che ha votato a suffragio universale solo tre donne su 50 consiglieri della maggioranza. Una regola forzosa non fa onore a nessuno, soprattutto alle donne».
Con questo cambio, la giunta avrà tre assessori donne (l’altra è Valentina Aprea) e una sottosegretaria (Ombretta Colli).
E poi c’è l’attualità ad infastidire Formigoni, con le notizie emerse sulla stampa su presunte vacanze pagate da Pierangelo Daccò coinvolto nello scandalo Maugeri. «È da cinquant’anni che faccio vacanze di gruppo – spiega – e sono perfettamente in grado di pagare le mie spese. Al massimo pago per amici che hanno difficoltà».
E infine la politica, con le voci sulla tenuta della sua maggioranza e gli attacchi delle opposizioni. «La mia maggioranza è compatta intorno a me e alla giunta – continua il presidente lombardo -. Basta vedere che i gruppi consiliari di Pdl e Lega sono formati dallo stesso numero di consiglieri di due anni fa. È l’opposizione invece che ha perso pezzi, con cambi di partiti e di gruppo. Questa maggioranza non ha perso pezzi e continueremo a lavorare fino al 2015». E poi l’invito (non la "sfida" come sottolinea lui stesso): «L’opposizione passi dalle parole ai fatti. Invece che continuare a chiedere le mie dimissioni, usi lo strumento che hanno a disposizione in Consiglio regionale: possono chiedere ufficialmente la mia sfiducia. Abbiano il coraggio politico di questo atto».
Sulla questione etica in Regione, dove su 80 consiglieri ci sono 10 indagati, il presidente è netto. «Un avviso di garanzia non è una sentenza di condanna. Boni ha deciso di dimettersi, ma non era tenuto a farlo. E intanto le opposizioni continuano a chiedere le dimissioni qui dentro, ma non dicono niente sui casi Vendola, Errani, De Magistris».
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