“Il precario ha solo obblighi”

Laureato in lettere antiche, 38 anni, non coniugato. Michele ha portato davanti al giudice il suo ex datore di lavoro

Laureato in lettere antiche, 38 anni, non coniugato. Il profilo perfetto per essere un lavoratore precario. Michele Giuriola lo è da almeno 15 anni. «Nella mia vita ho fatto di tutto – dice con una certa rassegnazione – e anche se la precarietà è diventata la normalità, per noi il lavoro ha sempre i connotati della sopravvivenza».
Questo precario doc ha partecipato alla conferenza stampa del Nidil (Nuove identità del lavoro), la categoria della Cgil che si occupa dei lavoratori aticipi, perché è quello che si direbbe un caso di scuola. Dopo quattro anni di lavoro al Cepu con un contratto di collaborazione a progetto (Co.co.pro) ha fatto causa alla nota azienda che fornisce servizi per il recupero anni a scuola e la preparazione agli esami universitari. «Io guadagnavo 10,33 euro lorde a ora – spiega il lavoratore -. Un giorno mi hanno detto che mi decurtavano lo stipendio per questioni di budget, così, come se fosse una cosa normale. Io avevo un badge per segnare le ore, seguivo il calendario scolastico, facevo riunioni operative. Insomma, era un rapporto di lavoro subordinato a tutti gli effetti, ma loro ritenevano di non avere nessun obbligo nei miei confronti. Così, dopo quella decurtazione, mi sono rivolto al sindacato e non ho più lavorato».
Michele ha cercato di coinvolgere nella sua battaglia gli altri colleghi, ma solo uno ha risposto alla chiamata. La mancanza di solidarietà è una caratteristica di questa categoria, chiaramente non per scelta etica, ma per paura di perdere il posto di lavoro. «Devo dire – continua Giuriola- che alcune risposte sono state sconcertanti. Alcuni mi dicevano di non fare casini perché non volevano grane. Una collega mi ha risposto che veniva a lavorare per distrarsi e che tanto ci pensava il marito a portare i soldi a casa. Non capivano che in ballo c’era la loro dignità di lavoratori».
Oggi Michele fa il magazziniere in un’azienda di Gallarate con un contratto part-time a tempo determinato che se diventasse a tempo indeterminato non gli dispiacerebbe. Con il vecchio datore di lavoro non ha voluto trovare un accordo extragiudiziale, preferendo andare di fronte al giudice per avere il dovuto. «L’ingiustizia in questo nostro tempo è come l’aria fresca. Non si puo’ lasciarla sempre passare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Maggio 2012
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