Pioggia di miliardi su Facebook
Nel 2004 un investitore di New York, rimasto anonimo, offrì a Mark Zuckerberg 10 milioni di dollari. Oggi, alla vigilia della quotazione, vale 103 miliardi. Ci guadagneranno tutti dal presidente ai dipendenti, dalle banche che cureranno la quotazione allo Stato della California
Nel 2004, quando Facebook aveva poche centinaia di migliaia di iscritti, un investitore di New York, rimasto anonimo, offrì a Mark Zuckerberg 10 milioni di dollari. Lui rifiutò, e aveva ragione. Oggi il re dei social network, dopo la Ipo (Initial public offering), cioè la prima offerta di titoli al pubblico realizzata da una società che attende di essere quotata in borsa, si è visto valutare la sua creatura ben 103 miliardi di dollari (secondo la borsa ogni amicizia vale un dollaro).
Una valanga di danaro, se si pensa che dal 2005 al 2007 le offerte ricevute da Zucherberg oscillavano tra i 75 milioni di dollari di Viacom ai 15 miliardi offerti prima da Google e poi da Microsoft. L’ex studente di Harward, che è Ceo e presidente della società e detiene il 28,40 % del pacchetto azionario, ha avuto ancora una volta ragione a non vendere, perché la quotazione a Wall Street frutterà al suo portafoglio diversi miliardi di dollari, 24 per l’esattezza. Facebook farà diventare miliardario anche il cofondatore Dustin Moskowitz che, con il 7,60 per cento delle azioni, incasserà 6 miliardi di dollari. Diventeranno “solo” milionari diversi “piccoli” azionisti come i dipendenti che detengono quote della società.
Una bella fetta sarà riservata anche alle banche che si occuperanno della collocazione in borsa con una commissione che dovrebbe essere dell’1,1% da calcolare sui primi 5 miliardi (il valore della prima tranche di azioni). Anche lo Stato della California, grazie alle tasse sui capital gain, cioè il guadagno realizzato da un investitore quando il prezzo di vendita di un titolo finanziario è più alto di quello pagato al momento dell’acquisto, dovrebbe avere un’entrata di 2 miliardi di dollari.
Tutto bene, dunque? Quasi, perché i profitti netti di Facebook sono pari a circa 1 miliardo di dollari cioè la centesima parte della sua capitalizzazione, un po’ poco anche se le prospettive sono di grande crescita. Per fare un paragone, Google capitalizza 200 miliardi di dollari, ma i suoi ricavi sfiorano i 2.000 miliardi.
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