Primo maggio: più che una festa è una richiesta
Un migliaio le persone che hanno preso parte alla tradizionale manifestazione organizzata dai sindacati confederali per la giornata del lavoro. Sul palco il segretario regionale Tomaneschi
I suoni e i colori delle bandiere sindacali hanno animato questa mattina, martedì primo maggio, un centro di Varese piovoso e deserto. Un migliaio circa i partecipanti al tradizionale corteo organizzato dalle segreterie provinciali di Cgil Cisl e Uil nella giornata dedicata alla festa del lavoro. Di festoso, però, c’era ben poco. Troppi i problemi sul piatto, grandi le questioni irrisolte che minacciano lavoratori e pensionati in questo clima di crisi dell’economia nazionale ed europea.
« Abbiamo avuto la partecipazione che ci attendevamo – commenta il segretario Cgil Franco Stasi – Oggi la celebrazione ha connotati importanti: dobbiamo rimettere al centro il lavoro che non c’è più. Il clima che si respira è abbastanza teso: c’è disillusione, un po’ di pessimismo. Il fatto è che non arrivano risposte. I tavoli aperti sono tanti, ma la politica non dà soluzioni. C’è uno scollamento tra i problemi reali e le tematiche di cui si occupa il mondo della politica. Si chiede maggior etica, più rigore».
Sul palco, dopo l’accompagnamento musicale dell’Orchestrina del Suonatore Jones, è salito Osvaldo Domaneschi, della segreteria regionale Cisl: « È ora di entrare nella seconda fase che è quella della crescita. Chiediamo segnali forti che indichino quale sia la via per uscire dal tunnel. La crisi, lo sappiamo, c’è e non si poteva evitare. Ma è tempo che si metta fine alla politica del rigore che sta penalizzando le persone. È urgente che si delinei una politica di sostegno al sistema produttivo, di concerto con l’Unione Europeain qualità di regista della ripresa di tutto il sistema euro. La Lombardia deve fare la sua parte: ha la responsabilità perché è il motore del paese. Chiediamo che si diano garanzie perché si ritrovi fiducia nel sistema. Non abbiamo bisogno di anatre zoppe, vogliamo uno Stato credibile e serio che attui politiche inclusive e di partecipazione. I lavoratori non devono sentirsi soli e abbandonati: oggi più che mai c’è bisogno di fare squadra per pretendere risposte concrete. Non è il tempo di accontentarsi, ma di creare e rilanciare».Parole che suscitano qualche perplessità tra i presenti, venuti per avere risposte certe, prospettive di cambiamento sicure: « Oggi i lavoratori sono un po’ sfiduciati – ammette il segretario Uil Antonio Albrizi – Fino ad ora abbiamo assistito a una politica fatta di tasse senza tagli. Anche la soluzione adottata ieri dal Governo sulla “spending review” ci lascia un po’ perplessi: tecnici che si affidano a tecnici per risparmiare. Speriamo che non ne esca una politica di facciata: è troppo semplice tagliare i servizi, ma non è certo quello di cui ha bisogno il paese».
Le preoccupazioni sono tante e la voglia di fare festa poca. È una giornata interlocutoria: le partite sono ancora aperte e determinanti.
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